mercoledì 25 gennaio 2012

IL POPOLO DE LA NOCHE!


So che qualcuno di voi, alla fine di questo post, mi darà amorevolmente una pacca sulla spalla.No, perché ne ho bisogno.Ne abbiamo bisogno.Mica mi è successa una cosa strana, noooooo!!Solo che ho quasi quarant'anni.Il che vuol dire che ho una figlia di 11. Il che vuol dire che son finiti i tempi in cui, la pargola, festeggiava i compleanni a casa dell'amichetta alle 4 del pomeriggio.
Ennò.
Adesso si va in pizzeria.A cena. Alle 8.
E fin qui è una ganzata.Sì sì.
La vera tragedia è aspettare di andarla a riprendere. Perdo mazzi e mazzi di neuroni.
Spiego.
Per ora è capitato solo due volte e devo dire che la cosa mi è anche piaciuta. Cioè, voglio dire, fossi io al suo posto sarei elettrizzata.Infatti lei lo è. E' bellissimo vedere una tavolata di ragazzini misto mare (dicesi misto mare un'accozzaglia di maschi brufolo muniti, con la frangia stirata emo o una cresta di gallo perfettamente ingelatinata, ragazzine in fissa col cellulare che si fanno foto sceme e mimano il cuore con gli indici e i pollici) tirarsi le molliche o le croste della pizza margherita. E tu, genitore del festeggiato che sorvegli tutto da tre tavoli più in là, mica puoi brontolare tanto, perché quando eri giovane lo facevi anche tu.Eccomenò.
La prima volta è stata a Novembre. Portiamo Alice in pizzeria, solite raccomandazioni “Fai a modo, se esci mettiti il piumino che ti si blocca la digestione, non bere la Coca troppo ghiaccia...ma divertiti!Evvaiiiiiiiiiii!!!Spettegola!E se c'è la musica balla!!!Sìììì!!”
“Mamma...”
“Okay.Ehm...sì insomma, comportati bene. Chiamaci quando avete finito”
Salutiamo i genitori della festeggiata che rimangono a fare la guardia con il fucile in spalla e ce ne torniamo a casa.
Wow!Un sabato sera tutto per noi!Sesso droga e rock'n roll!E si sa, dopo il sesso, la droga e soprattutto il rock'n roll uno è stanco e si mette sul divano.
“Amò, come mi fa strano, io e te, da soli...lei in pizzeria...ma che è???”
“Uh davvero. Guarda, ora magari è presto, ma poi dobbiamo farci l'abitudine”
“Eh già. Mi dai un po' di plaid anche a me?”
“Tieni. Fai vedè, sono solo le 21.30.Ma allora come siamo rimasti d'accordo?Chiama lei?”
“Mmh...sì chiama lei quando hanno finito. Lasciamola divertire.E' la sua prima uscita da sola. Vabbè c'è Veronica due tavoli più in là, ma...ti do noia se metto i piedi qui?”
“No, stai pure. Ecco, il cellulare è qui.Che film è questo?”
E QUI MI FERMO.
Una coppia, se di sabato sera, dopo cena, si mette sul divano con i piedi stesi e un plaid addosso, tempo cinque minuti...no, non fa sesso sfrenato. DORME.
E dorme di brutto. Che scena pietosa. Mi immagino Alice che con l'energia dei suoi 11 anni tiene botta e balla il flamenco sul tavolo fino a mezzanotte e io e suo padre con il capo rovesciato sul poggiatesta del divano che russiamo con un rivolo di bava sul mento. Gnapossiamofà.
Verso le 23 trilla il cellulare. Ma mica lo sentiamo subito.A una certa età il sonno è pesante.
“Oh!”
“Eh!”
“Oddio che è?!”
“Corri il cellulare!”
“Chi è?”
“Come chi è!?La bimba!”
“Ah già!Pronto!”
“Mamma?” trilla lei tutta allegra e felice.
“Amorina...aspè...Andrea passami la ciabatta...Sei pronta? Avete finito?”
“Sì, siamo pronte!Veronica dice che potete fare con calma, siamo sempre tutte qui”
“No, arriviamo. A dopo!”
“Mamma”
“Eh”
“Ma stavi dormendo?”
“Chi, io? Ah ah ah! Stai scherzando?Figurati. Eravamo qui con babbo che si guardava un film ganzo...” Guardo la tele ed è sintonizzata su un canale Sky dove uno si sta mangiando uno scarafaggio.Dio, che schifo.
“Ah vabbè. A dopo”
“Arriviamo”
“Simo, vai te?” mi domanda il Santo tra uno sbadiglio e l'altro.
“No, ti prego, chiedimi tutto ma non mi mandare da sola. Ho sonno, non ce la faccio”
“E' vero. Facciamoci coraggio, sù”
E non vi dico la fatica per uscire dal sonno, dal tepore del plaid, dal nostro comodissimo divano, la malinconia di lasciare la ciabattina, di rivestirsi , di rimettersi le scarpe e pettinarsi un minimo e uscire al freddo e al gelo (4 gradi alimortè), quando tutto ciò che vuoi è un letto caldo al più presto.
In forma, freschi come una rosa e ciarlieri a bestia (ci facevamo domande tipo Il Milionario per rimanere svegli) ci dirigiamo in pizzeria, dove ci attende lei, spumeggiante e frizzante come un calice di spumante.
“Mamma!Come mi sono divertita!”
“Brava topinaaaaaaa!!Anche noi!”
“Era bello il film?”
“Quale film?...oh bhè,sì. Ma non parliamo del film!Ma ti pare?” Nel frattempo sistemo un ciuffo di capelli al Santo e mi rassetto la tuta. Cazzo. Si vede lontano un miglio che fino a dieci minuti fa stavamo dormendo.
Torniamo a casa verso mezzanotte con lei che ci racconta tutto e con noi che ci infiliamo gli stuzzica denti nelle palpebre per rimanere svegli.
A me sta cosa m'ammazza.
E ci dobbiamo abituare, non ce n'è. Deve essere così.E in questo caso era solo mezzanotte. Arriverà un momento in cui l'ora saranno le tre. E non oso immaginare come faremo.
L'unica alternativa è uscire anche noi. Sarà la volta buona che andremo a ballare, nei pub, a vivere la notte come non abbiamo mai fatto. A fare i diciottenni a quaranta.
Se ci penso mi viene in mente una cosa da fare: rispolverare quella minigonna con le paillettes anni' 90. E se penso a quella gonna, mi viene in mente un'altra cosa:mettermi a dieta, perché colcazzo che ci rientro.
Ma son dettagli. Il popolo della notte mi aspetta.
Come no.

mercoledì 18 gennaio 2012

LA RISCOSSA DI UN MB


Ecco, sì. Bhè...non so come dirlo.Principalmente perché non è una cosa nelle mie corde.E fosse stato per me, stordita come sono, non ne avrei fatto nulla. Devo ringraziare Jane, che mi ha messo in lista per essere votata all'ENEL BLOGGER AWARD 2012. Un interessantissimo concorso per blogger.(Mario, lascia sta' le diapositive e illumina lì in alto a destra sulla sidebar)Dicevamo. Il bello è che Jane non l'ha fatto ricoprendomi di complimenti (perché lei mi conosce e sa che non cedo alle lusinghe, perché mi sembrate sempre troppo buoni), ma la frase che mi ha colpito è stata “Perché sennò vincono sempre i soliti!”
E infatti. La sua e la mia missione è di far vincere un MB.Un minchia blog.
Che poi, ndo voglio annà?
Io, che mi riesce facile farmi pubblicità come scalare a mani nude il K2. Io, che non ho mai vinto niente, se non un pacchetto di caramelle scadute all'ultima tombola del capodanno dell'89.Io, che per registrami sul sito c'ho messo 25 minuti (venticinque) quando in realtà bastano una manciata di secondi.
Parliamone.
Il premio poi è bellissimo!! Un iPad 2 con Wi-Fi + 3G 32 GB !!!
Ehm.Sapessi esattamente cos'è, magari sarei più felice. Ma mi dicono che è ganzo.Cioè, io vedo qualche lettera, qualche numero, come la tabella luminosa alla visita dall'oculista, ma...credo che se lo vincessi sarebbe forte!Wow.
Per partecipare dovevo scegliere un post di rappresentanza tra tutti quelli che avevo scritto. E quale ho scelto? L'...aspè...non so se posso dirlo. Quindi magari lo scoprirete se andate sul sito.
Mi trovate nella categoria LIFESTYLE,proprio QUI. (per trovarmi mi ci è voluto tutto il giorno.Namobbene!)
Omamma. E' la prima volta che mi espongo a un voto e non mi sembra proprio di meritarlo. Ma mi ci vedete a strombazzare Votatemi Votatemi Votatemi!!! ??? Non ce la posso fare.
Mi affido a voi. Ho bisogno di accompagnatori, badanti ed eventualmente anche di un cane guida perché non riesco a trovare codici e numeri.
Ringrazio Jane per questa opportunità e la fiducia. Io ci sono dentro con tutte le scarpe ma, credetemi, mi sento come una particella di sodio qualunque che si guarda intorno e mormora “E mo'???”
Ecco. L'ho fatto. Ci sono.
Ma quanto è brutto sto post?
(Cose da fare nel 2012:
-imparare a farsi pubblicità
-seguire un corso di marketing
-imparare a non sentirsi inadeguate a chiedere un click
-smettere di pensare “Ma che carini se mi votano!Quasi quasi li invito a cena per ricambiare!” soprattutto se si possiede una casa come la mia
-smettere di pensare “Ma chi, io?Ma figurati!Il mio blog? Ah ah ah!!Ma che scherziamo?”
-Imparare a scrivere post seri.Perchè anche in questo frangente a me mi viene da ridere.E parecchio anche.
Che dite: CE LA POSSO FARE???

domenica 15 gennaio 2012

RAI...UNOOOOOOOO!!!!!







Sono stata alla RAI!!! Sìììììììììììììì!!
Con la mia compagna d'avventure:l'herpes, come potete notare.Quanto so' figa, non ce n'è.Ebbene sì vestita sobriamente e col cappello alla Tenente Sheridan, sono stata a Rai1.
Okay, non lasciamoci prendere troppo dall'entusiasmo però, anche perché è stata una giornata tranquilla.Come no. Piccola avvertenza di questo post: temo che sia un po' lunghino. Quindi potete leggerlo tutto, eventualmente a pezzi e anche non leggerlo per niente, fate voi.
Da dove inizio? Inizio col dirvi che Venerdì ho rimesso la sveglia alle 3.50? Che alle 4.10 ero in bagno a truccarmi ed ero fresca come una rosa calpestata da una mandria di bufali? Che non è umanamente possibile percorrere strade deserte alle 4.30 del mattino con un freddo porco e un buio che non ho mai conosciuto in vita mia? Che partire alle 5.00 in compagnia di altre 53 persone, 49 delle quali mai viste prima, ti fa sentire una sfigata? Come vedete, il giorno è iniziato dando i numeri.
Con una borsa alla Mary Poppins al braccio e due borsoni da palestra sotto gli occhi, mi sono afflosciata sul sedile dell'autobus pronta a fare due chiacchere così, per conoscerci meglio. Mi hanno cazziata subito. La regola del pullman è: se si parte presto, si deve fare silenzio, si spengono le luci e si deve riposare. Io, mia madre e mia zia, tempo venti minuti russavamo già. Siamo state svegliate alle 7.00 dallo steward del pullman per avvertirci della sosta con colazione annessa. C'è stata una ola generale. Inutile dire che, essendo quasi tutte donne, al bagno c'era una fila che sembrava di essere ai saldi da Zara.
Il viaggio è proseguito a quel punto all'insegna delle chiacchere, delle risate e del divertimento.
Verso le nove e trenta ancora una piccola sosta per l'ultimo caffè e ultimo ritocco di trucco e parrucco prima di entrare negli studi. Ci avvertono che verremo affidati a un responsabile del pubblico, un certo Giacomo. Voci di corridoio riportano che sia un tipo divertente, singolare e un filino pazzerello. Ovvio che l'ho adorato già dalla descrizione.
Arriviamo davanti agli studi della DEAR in Via Nomentana e i commenti entusiastici si sprecano. Quando realizzi che stai entrando in RAI, un effetto strano te lo fa, anche se sei un figurante del pubblico. Dopo averci controllato i documenti, il foglio di iscrizione, gli esami del sangue e la panoramica dei denti, i solerti vigilantes (gagliardi e efficienti che non ce l'ha manco l'FBI) ci hanno letteralmente buttato all'interno del cortile, dove finalmente eravamo liberi (più o meno) di girovagare e scattare foto.
Qui abbiamo fatto la conoscenza di Giacomo. E d'ora in poi, io e questo 55enne stravagante siamo stati due anime e una scaletta.
“E annamoooooo!!Aò!Ce vogliamo da' na mossa?Ammazza, ma quanti siete?Ma che stanno a fa' là dentro?Ma 'o sanno che c'ho 'a diretta?”
“Dai dai che ce la famo!Lo diceva anche Morandi: UNO SU MILLE CE LA FAAAAAAAA!!”
E non avevo ancora bevuto.
“Aò, te sei gagliarda. Come te chiami?”Avete presente Romeo degli Aristogatti? Stessa voce e modo di parlare.
“Simona. Forza Maria corraaaaa!!!Hop hop che qui mica stiamo a pettinà 'e bambole!”
“A Simò, sei na forza!Batti er cinque!”
“Abbello, vieqquà!”
Mia madre è rimasta sconvolta.Mi ha visto fare Gimmy five con il responsabile del pubblico della RAI. Ed è rimasta ancora più sconvolta quando lui, mi ha circondato le spalle e ha detto “Stateve zitti 'n po'!?La Simò, è la responsabile de sto primo gruppo, va bene?Asimò, stai sempre accanto a me e cercamo de domà ste signore che le vedo un po' su di giri.”
Okay, lo ammetto. Ero la più giovane, se togliamo due ragazze sui 25 anni. La più giovane completamente rincoglionita, con un pizzico di incoscienza e di coraggio, con una grandissima, enorme e sempre utile faccia tosta. Il mio motto è: se non ora, quando? Quando mai mi ricapita di essere dentro gli studi Rai?E' il caso di farsi prendere dalla vergogna? Dalla timidezza? (questa sconosciuta), dalla reticenza? Ma anche no. E quindi come braccio destro del nostro Giacomo, sono finita anche nel camerino di Antonella Clerici.
“Giacomo, avrei portato un dono ad Antonella.Che dici, glielo posso far avere?”
“Come no!Ma c'è nartra donna che ha portato un regalo. Cercala e venite con me”
Agguantata la signora (che all'Antonella aveva portato la Torta co' bischeri fatta con le sue manine) ci siamo dirette al camerino. Lui ha bussato e nei pochi istanti intercorsi dal Toc Toc all'apertura della porta pensavo di morì. Ommioddio Ommiddio Ommiddio!Lei aprirà la porta e mi troverà qui davanti con sta scatola di Natale!
Scatola di Natale.
Siamo al 13 Gennaio e io mi presento alla Clerici con una scatolina raffigurante Babbo Natale. Solo io posso fa' na cosa del genere. Solo io.
(Cosa c'era dentro la scatolina? Oh. Sì. Okay è una cazzata, però mi pareva carino in una trasmissione del genere. Ho creato per lei tre personaggi fatti con la pasta. Ricordate l'orchestra? Ma per l'occasione ho fatto: un cuoco, un cameriere, e lei, con i capelli lunghi e un mestolo in mano. Tipo lavoretto della scuola materna.Paro paro.E visto che mi son decisa a farli all'ultimo minuto, l'unica scatola disponibile era quella di Natale.Namobbene)
Comunque. Son lì che aspetto con sta scatoletta in mano stile Re Magio e finalmente si apre la porta e...
“Buongiorno!”
Gran sorriso, bionda, ma (cazzo!) non è Antonella.
Ovvio. Ovvvvvvio!
“Acecì, ste signore c'hanno il regalo per Antonellina”
“Bene. Grazie. Glieli faremo avere”
Glieli faremo avere? E basta? Io che l'ho fatti con tanta dedizione, che dalla frenesia non c'ho manco una foto ricordo. Che per tingerli ho tinto di oro anche la panca del giardino? Nuoooooo!!!Ma non è detta l'ultima parola. Se siamo a ballà, allora balliamo!
“Giacomo”
“Dimmi Simò”
“In pullman mi hanno detto che a volte la Clerici fa vedere in diretta i doni”
“Oh sì, se nun c'ha troppo casino. Depende da 'a giornata. E depende da come se sveglia.Che je hai fatto Simò?”
“Dei personaggi fatti con la pasta. Pasta da mangiare, dico”
“Dei personaggi fatti co' a pasta?Forti!Mmh...nun so se' e fa' vedè. Ma stai tranquilla che lei apprezza tutto.T'oo dico io”
Bhè certo. Cioè, io arrivo da Pisa con dei tortiglioni incollati in una scatola di Babbo Natale, un'altra arriva con una torta tipica e ci aspettiamo che la Clerici lo dica in diretta? Ma quando mai? Quando mai.
Comunque l'avvicinarsi della diretta si fa sentire. Io scatto foto alla rinfusa e seguo, con gli altri, Giacomo che ci fa da Cicerone per gli studi della Dear. Sono entrata nello studio di Domenica In, abbiamo visto dove girano Per un pugno di Libri, Occhio alla Spesa, Report e L'eredità. E, vedendo quanto sono belli gli studi, non immaginereste mai come è il dietro le quinte. Scarno e spartano con cavi, fili e muletti in ogni dove. Giacomo infine ci accompagna in sala prove dove ci viene offerta dell'acqua e del caffè caldo.
“Asimò, staqquà, vicino a me che dovemo tenè a bada stagggente. Boniiiiiii!Stateme a sentì!” e con una pazienza che manco Giobbe ci ha illustrato la scaletta, abbiamo fatto le prove degli applausi, ci ha detto “Sputate 'e gomme, nun me state a masticà 'n diretta che viene brutto. Nascondete loghi, sigle e tutto quello che potrebbe esse pubblicità occulta. Spegnete er cellulare e niente macchine fotografiche. Voglio applausi forti, gajardi. Aò, siete in diretta su Rai 1, 'nve lo stò manco a dì, ma quando ve ricapita?Annamo su!”
Mancava solo un'ora. Io e mia madre ci lanciamo le occhiate e lei mi mima “Ma torni con noi a casa o rimani alla Rai a fare il braccio destro a Giacomo?”
La risposta l'ha avuta quando ho chiesto a lui “Scusa eh?Detto tra noi...ma devo lasciare nel guardaroba anche questa?” tirando fuori da sotto il maglione la digitale e lanciando sguardi furtivi intorno a me.
Lui si è avvicinato e mi ha detto “Nun la posà. Ma me raccomando Simò!”
Poi ho scoperto che 50 persone non gli avevano chiesto il permesso e in studio ce l'avevano tutti.
Giacomo al grido di “Asimò, guida er gruppo tuo che annamo dentro, va!” ci ha raccolto e fatto incamminare verso lo studio de La Prova del Cuoco. Mia madre a quel punto non ce l'ha fatta più “Signor Giacomo, piacere, io sono la mamma di Simò”
“Piacere, io sono la zia!”
“Asimò. Che te sei portata tutta 'a famiglia?Siete troppo fffforti!”
Sì, è una frase che dirà a tutti, tutti i santi giorni, ma sentirselo dire è bello.
Da dentro gli fanno segno che sono pronti, un uomo basso con l'auricolare gli urla “Fai entrare il pubblico!Gruppo di dodiciiiiiiii!!”
Giacomo ne fa passare tre e poi agguantandomi “Vai Simò!E devertiti!”. Avanzo con l'adrenalina a mille. Tra quarantacinque minuti sono in diretta!!! Dopo pochi passi... OOOHHHHHH!!! Non ci credo. Sono dentro lo studio de La Prova del Cuoco!E' FANTASTICO!Giuro, fa un effetto strano, è tutto così...bello, surreale, ho davanti a me e posso toccare tutto quello che vedo in televisione!Bhè più o meno. Perché anche qui ci sono i vigilantes e uno stuolo di persone che ti tengono d'occhio che nemmeno un cecchino. L'omino con l'auricolare ci scorta fino al primo blocco e non ringrazierò mai abbastanza Giacomo per avermi fatto rientrare in questo gruppo perché mi ha permesso di stare proprio vicino da dove esce Antonella.
“Ecco, partite da qua. Signorì, prego.”
Sono sulla terza sediolina. Accanto a me ho il telecomando e le palette del pomodoro rosso e del peperone verde. Oddioooooooo!!!


Nel secondo gruppo c'è la mì mamma e la mì zia e anche loro sono nella stessa posizione, ma dalla parte opposta. Grazie Giacomo sempre sia lodato.
A quel punto, dopo un sospiro che diceva “Ci sono. Sono nello studio” ho sguainato la digitale e ho fatto alcune foto. Alcune, perché non potevo muovermi troppo dalla mia seggiolina. Se l'avessi fatto mi avrebbero minimo sparato. Dentro lo studio un casino di addetti e tecnici, tre enormi telecamere, una delle quali scandiva l'orario con dei grandi numeri rossi. Quaranta minuti alla diretta. Trentacinque. Trenta. Dio, che ansia! Persone intorno a me che dicevano di aver avvertito anche il panettiere.E io che sghignazzavo perché avevo avvertito alcune di voi, anche su come ero vestita. E con la frase “HO UN MAGLIONCINO ROSA” avevo risolto tutto.
Mezz'ora prima della diretta abbiamo fatto le prove con un ragazzo simpaticissimo (lo scaldapubblico) che ci ha fatto provare un'altra volta gli applausi, ci ha fatto provare le canzoncine (vi prego non dite niente. Ho provato a leggere il gobbo, ma essendo miope non vedevo un cazzo e le parole me le inventavo!E nel video si è visto abbestia che ho cannato una parola sì e una pure!), ci ha fatto provare a ballare “Non state fermi quando ci sono le musiche!Ballateeeeeeee!!Come vi pare, come vi viene, ma non state fermi. Qui si respira allegria e la gente allegra sta ferma? Ennò!Sù con la musicaaaaa!!” e partiva lo stacchetto del Ciupiciù, e noi via di anche e sbracciamenti. Sembravamo appena fuggiti da un centro di igiene mentale. Che figura di merda.E ho temuto che, una volta arrivata a casa, trovassi un'assistente sociale che mi portava via Alice.
Cioè, io su Rai 1 che ballo il Ciupiciù.
Però poi quando ci sei, ti fai prendere dall'entusiasmo e dopo cinque minuti avrei ballato anche la danza del ventre mezza ignuda.
Mancano pochi minuti.
Si scalda l'aria all'arrivo della Spisni, Zoppolatti e Ambra Romani. E' tutto un applauso, risate e cordialità.

Mancano pochissimi minuti e arriva lei,Antonella. Dal vivo è più bella e più magra e lì realizzo che la televisione ingrassa. Ommioddio, allora anch'io!Nuoooo.
La osservo mentre dispensa sorrisi e autografa libri. Cerco di avvicinarmi con la digitale ma l'omino con l'auricolare mi guarda male. Minchia, mi sa che devo farle due foto da lontano. Poi l'omino si avvicina un po' e si passa due dita sotto la gola. Ehm...mi sa che devo smetterla proprio di fare foto.


Antonella parla con con gli addetti e poi a due minuti dalla diretta, esce dallo studio.
Un minuto.
OddioOddioOddio.
La regia ci avverte che mancano dieci secondi
Cinque.
Tre.
E parte lo stacchetto. E lì non capisci più niente. Sei in diretta, qualsiasi cosa fai potrebbe essere ripresa e ti auguri di non avere una foglia di insalata tra i denti, una caccola che ti esce da una narice o una patacca del caffè di prima sul maglioncino.
Ma così non è stato e dalla mia postazione, ho potuto allungare le mani per salutarla come si deve e lei molto spontaneamente ha risposto al mio gesto.E ci siamo tenute per mano per pochi, pochissimi istanti.
Da lì in avanti è stato un susseguirsi di emozioni. Una delle più belle è stato vedere Antonella e mia madre durante lo stacco pubblicitario.
Antonella, si gira, saluta il pubblico alla sua sinistra e domanda alla prima fila “Come state? Tutto bene?Avete freddo qui in studio?”
Si è levato un coro di “Noooo!Stiamo bene!”
Poi Antonella ha proseguito, guardando mia madre “Io invece ho freddo, sarà che la mattina è iniziata con la mia Maelle che faceva i capricci. Mi ha detto 'Mamma mi fa male la pancia, ma anche la gambina' ma non aveva mica niente...”
e mia madre, con le braccia conserte e non scomponendosi di un millimetro “Eh signoramia, i bambini sono così, ci vuole pazienza, che vogliamo fare...”
Cioè, come se fosse dal parrucchiere con sora Cesira. Un mito. Di chi potevo essere figlia?
Comunque l'Antonella è una tipa alla mano.Perché sì, l'ho fatto. Ricordate il mio motto? Se non ora, quando?
Ho chiamato Antonella alzandomi in piedi “Pssh!Antonella. Posso?”
e lei (miracolo!) si è avvicinata e mi ha detto “Sì. Dimmi”
Sto parlando con la Clerici? Sta dicendo a me? Vai Simo, vai ora.
“Ecco...sì, volevo dirti che sono io quella che ti ha portato i personaggi fatti con la pasta” detto tutto di fila, trattenendo il respiro e convinta di prendere una tranvata, una delusione tipo “Ah” oppure “Grazie” o ancora “Mmh” perché magari lei non li ha nemmeno visti, sono stati buttati direttamente via, e figurati se si mette a scartare una confezione di Babbo Natale.Invece:
“Daiiiii!!Li hai fatti tu? Ma che brava!E li hai dipinti a mano dorati o con lo spray?”
“Con lo spray” li ha visti? LI HA VISTI!!!
“Prima o dopo averli incollati? E con cosa li hai incollati?”
“Prima li assemblo con la colla a caldo, poi li dipingo” sto parlando di bricolage con la Clerici? Come se fosse la mia vicina di casa?
“Ma che brava!Li ho già messi sulla mensola del mio camerino” e poi rivolta a tutti ha detto “Ci sono delle donne che con le mani sanno fare tutto, io no eh? Proprio non ne sarei capace...”
ANTONELLA, DIECI SECONDI.NOVE.OTTO...
e siamo ritornati in diretta. Ovvio che potrebbe averli visti e buttati via, ovvio che son talmente delle stupidate che non potevano essere mostrate, ma mi piace pensare che i miei tortiglioni dorati siano davvero sulla mensola del suo camerino.
Poi è proseguito tutto alla grande. Lo staff della trasmissione è efficiente, garbato anche se, per ragioni ovvie, non da' molta confidenza e tiene le distanze.
Io mi sono divertita abbestia. Ho applaudito come un'ossessa, ho ballato come una che si è appena operata di ernia al disco, ho cantato facendo il pesce (muovi la bocca ma non esce nessun suono) e ho riso divertita. Peccato che è durato solo un'ora e mezzo. Sarei stata lì a ore.
Quando c'è stata la sigla di chiusura, si sono spente subito le luci e Antonella è letteralmente scappata scortata dal suo team come chi fugge dai paparazzi. Noi tutti,abbiamo fatto appena in tempo a scattare qualche foto e poi ci hanno gentilmente invitato a lasciare lo studio “A signò, qui stamo a lavorà!”


Fuori dallo studio abbiamo salutato Giacomo “Asimò, sei stata forte con Antonella!” e ha alzato il pollice. Io me lo sarei portato a casa.
“Giacomo, grazie di tutto. Della tua gentilezza e della tua disponibilità”
“Eddechè!Stammi bene Simò. E me raccomando: Gajarda!”
“Gajarda”
Prima di tornare a casa, breve sosta a Tarquinia, dove ho avuto modo di scattare qualche bella foto al tramonto e metabolizzare la giornata appena trascorsa.
Voglio ringraziare di cuore, ma di cuore davvero, tutte le bimbe del mio gruppo di FB (che è fatto da voi che mi leggete, non è che c'ho due gruppi) che hanno ideato per un'ora e mezza un gruppo d'ascolto manco fossi Madonna durante un concerto. Hanno seguito passo passo tutta la trasmissione commentando ogni singolo minuto (sì, comprese le mie smorfie e prendendomi un filino per il culo, ma le amo soprattutto per questo), mi hanno lasciato messaggi in bacheca e mi hanno mandato favolosi sms di incoraggiamento e complimenti nemmeno avessi vinto le Olimpiadi.
La giornata è stata bella anche per questo. Perché sapevo che 'di là' c'erano loro (Voi) a fare il tifo (che poi non so di cosa) e perché è da quando ho dato la notizia che aspettavate con me questo giorno.
Grazie a tutti.
Dio, che esperienza!
Ah sì, che sbadata. Se premete QUI c'è la puntata.
Ehm...ho un golfino rosa. Ma non mi si vede tanto. No no. Dico solo che mi hanno riconosciuto pure i miei clienti che non sapevano nulla.E mi hanno pure incorniciato.
Questa non la capite?
Dopo aver visto il video, capirete.
Che figure di merda.
Vi amo.
Vostra PubblicoPerCaso
Simo

mercoledì 11 gennaio 2012

DUE GENI SONO MEGLIO DI UNO

Eccomi.No, lo so, è una settimana che non ci vediamo, ma ho avuto un attimo da fare.Roba forte eh?Perché una non dovrebbe mai augurare buon anno a questa maniera.Dirvi di vivere un 2012 da ganzi, perché poi, ti si ritorce tutto contro.Predico bene ma razzolo male, per intenderci.
Posso dire con assoluta certezza che il 2012 è iniziato di merda. Nel vero senso della parola, perché ho avuto il camion dello spurgo delle fogne davanti all'uscio. Na vagonata di roba. Che, se è vero che porta bene, io sono a posto fino al 2023.
Ma andiamo con ordine, vediamo come è iniziato per me il nuovo anno.
La safety car ha la tosse. La macchinina del Santo, che fino al 2011 andava bene, come è scattato l'anno, ha l'influenza, è permalosa, non le puoi dire niente che si incazza ed è già stata dal dottore per una modica cifra.Alimortè.
Ho iniziato l'anno con due herpes. Non una. Due. Perché io valgo. L'ultima è sempre qui che sfoggia un'aureola rossa che non vi dico. Sembra abbia un pomodoro pachino spiaccicato sul labbro. Il bello è che sabato e domenica ho avuto gente a cena e ho sparso virus come se fossero caramelle. Adoro. Ora hanno tutti un' herpes. Scherzo. Sembrano lebbrosi, però.
In quel frangente ho sfoggiato una nuova ricetta: i cupcakes (Mario, la diapositiva).
Belli e carini da morì. Il problema è che la glassa ti rimane sullo stomaco (agli uomini) e sui fianchi (alle donne) per tre anni e mezzo, visto che è a base di burro.Però son belli.
Domenica mattina sono quasi svenuta in bagno.Se metti insieme un dolore forte alla pancia che ti fa svegliare, correre in bagno, piegarti in due, maledire il giorno in cui sei nata donna, fanculizzare pure i Lines sulla mensola, avere la pressione sotto i piedi e cristo santo! sono solo le 8.30 ecco bhè, una sviene facile. Ho barcollato fino al letto con il sudore ghiaccio mormorando “OddioOddioOddio”
“Simo, che c'è?”
“Mi sento male.Sto per svenire, me lo sento. OiOiOi.Aspè che mi riprendo...”
“Ma che c'hai?”
“Mi fa male la pancia...sono pure gonfia...”
“Prima che tu mi faccia biondo e coi boccoli alla Shirley Temple, mi alzo e ti preparo un thè”
Poi mi son ripresa. Ho domato gli ormoni e tutto il cucuzzaro facendomi prestare una frusta da Moira Orfei.
Ovvio che una domenica iniziata così poteva continuare solo in maniera egregia. Durante il pranzo sento qualcosa di strano in bocca, tipo che mi pare di aver ingoiato una vite arrugginita. Ma poca roba, talmente poco allarmante che mi vedo costretta a mandare un sms (di domenica.Perché ste cose mica ti capitano di martedì) al mio dentista scrivendo più o meno. “Porcatroia,abbiamo un problema.Domani alle 3 sono in studio” e non ammettevo repliche. Lui, se fosse stato solo il mio dentista, avrebbe letto il messaggio e pensato “Ma come si permette di disturbarmi la domenica?E' la peggiore paziente della mia vita!”.Invece essendo anche mio amico ha pensato “Che palle!Ma anche di domenica mi stressa? E' la peggiore amica della mia vita!” In effetti è così. Lavorare dentro alla bocca di una portatrice sana di herpes, non credo sia bello.Ma che vogliamo fa'.
Ma non è finita. Nel solito giorno mi chiudono il blog. Proprio chiuso chiuso. Tipo “Il suo blog è stato rimosso”. Così, d'amblè. Niente più blogghino, niente di niente. Me ne accorgo e manca poco muoio. Nel frattempo mi arriva un messaggio di una dolce creatura di nome Irene che non si lascia per niente prendere dal panico e anzi mi dà la notizia in maniera molto rassicurante “TI HANNO CHIUSO IL BLOG!!!NON ESISTE PIU'!!E ORA???ODDIOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!”
Mentre sto per risponderle suona il campanello e cominciano a entrare gli ospiti.Ospiti che ignari di tutto mi fanno complimenti tipo:
“Ho mandato mia cugina sul tuo blog!”
“Ho detto a Stefania che se vuole tue notizie, basta che vada a leggerti. Fantastico, no?”
“Mi hanno chiuso il blog. Il blog non esiste più”
Qui, per fare bella figura, doveva partire una musica straziante o commovente tipo “Il piccolo Lord” o “Incompreso” e io che piango per tutti i miei minchiapost perduti, per tutti voi (che chissà quando vi rivedo), e per non aver fatto in tempo a dirvi quanto vi amo.
Sì, vabbè.
Sembrava una maledizione, questa cosa. Girava tutto intorno a lui in quelle ore e lui non c'era più. Avevo anche dato gli estremi del blog per partecipare a una cosa. Tipo che, per selezionarmi, dovevano visitarlo e decidere se era abbastanza serio per il concorso. Ottimo.Se digitavano il link appariva la scritta “Questo blog è stato rimosso”.
Che pubblicità.
Ma dopo cena, il mio team di amici, mi ha supportato e aiutato nel ripristino e ora ci sono di nuovo.
Siete contenti?
…sì.Dicevamo?
Ah non è finita. Vi do una notizia: IO SONO UN GENIO. Ma un genio per davvero. Cioè, non potete capì che ho fatto. Mi darei un premio. Un nobel. Premio Nobel per Minchiata dell'Anno.
Sarà stato il camion dello spurgo, sarà che hanno lavorato male, sarà perché ti amo, fatto sta che ho avuto due giorni il lavello della cucina intasato. Quindi che palle. Acqua brutta e stagnante che non andava via e io che ci do di stantuffo un giorno sì e uno pure con scarsi risultati.
L'altra sera decido che ci vuole un lavoro drastico, tipo smontare tutti i tubi sotto il lavello perché secondo me ci si è rintanata una pantegana, un cinghiale, un rospo obeso, chennesò.
Ma non posso fare tutto da sola e quindi bisogna aspettà l'arrivo del Santo. Nel frattempo, prima di andare in palestra, faccio le mie faccendine, lucido i pensili, sistemo i cassetti, rassetto tutto, spolvero le mensoline e visto che la lavastoviglie è piena, la accendo e vado via. Così. Senza pensare, facendo le cose di routine. Ma se accendi la lavastoviglie quando è tutto intasato e te ne vai, tuo marito quando torna a casa troverà la cucina che pare un oceano e la tua gatta che è abbarbicata tipo zattera, su un libro di cucina come Rose nell'ultima scena del Titanic. Genio che non sono altro. Il lavello stava eruttando che manco l'Etna e al mio ritorno Andrea mi ha semplicemente detto “E menomale che sei figlia di un idraulico!”
Mmh...uh uh.
Il Santo (sempre sia lodato) è andato da mio padre a prendere una pompa, alcuni attrezzi e dopo cena ci siamo messi a ravanare sotto il lavello e fuori al tombino. E qui si è vendicato.
“Amore? Aiutami vai. Mentre io aziono la pompa in casa , ti affacci al tombino scoperto in cortile per vedere se almeno passa l'aria? Sennò non capisco dov'è intasato”
“Certo tesoro!E vuoi che non ti aiuti? Mi farò perdonare. Ti aiuto ti aiuto ti aiuto”
“Stai attenta però. La pressione è forte”
“E che non lo so?”
“Quando ci sei dimmelo che azione eh?”
“Ci sono quasi!Aspè che m'avvicino così vedo bene”
“Vado?”
“Vai!”
SPLASH!
Avete presente un geyser? O i soffioni boraciferi di Larderello? Bene. Io c'ero sopra. Se avevo un vestito bianco potevo sembrare Marilyn Monroe in “Quando la moglie è in vacanza”.
Però ora è stasato. Felici e innamorati ci siamo accorti che nel trambusto (dove nostra figlia, guardandoci, scuoteva pure la testa rassegnata) non ci eravamo ancora dati un bacetto.
“Smack smack!Menomale abbiamo risolto”
“Smack smack!Sì, menomale, però anche te Simoncina...una ne pensi e cento ne fai!”
“Sì, ma non pensiamoci più. Rimonta tutto piuttosto, via, che così finiamo”
“Questo va qui... questo va qua...qui stringo... qui avanza un pezzo...avanza un pezzo? E dov'era? Bho!vabbè. Questo qui...aspè che stringo bene...prova un po' ora? Apri l'acqua dovrebbe scorrere bene...FERMAAAAAAAAAAA!!”
Il pezzo avanzato era il tappo della curva. Acqua come se piovesse ci ha investito. Nartra vorta.
DUE GENI. DUE.

p.s. Vi ricordo che dopodomani (Venerdì 13. E quando sennò?) sarò dalla Clerici su Rai 1. Con due borse sotto gli occhi da far invidia alle valigie Samsonite, visto che partiamo alle 5.
E un'herpes.
Che culo che ti c'ho.

mercoledì 4 gennaio 2012

LE STORIE NEL VENTO



C'è una storia che veniva raccontata spesso in paese.Ora non più, è scemata un po'.Ma è una storia di quelle che le vecchie del paese, quando torni ad abitare in quelle strette vie, ci tengono a farti sapere.E' una storia bella, triste, struggente e maledettamente vera.
Molti anni fa, in quelle viuzze a pochi chilometri dalla città, abitava Marco. Un bel ragazzo dai capelli che davano sul rossiccio, con una spruzzata di lentiggini sul naso e spalle squadrate come un giocatore di rugby.
Insieme a lui era sovente vederci Maria Chiara, una ragazza gracile, ancora acerba nei tratti, ma con un bel caratterino, che non rispecchiava assolutamente l'immagine da pulcino spaurito che aveva.
Il loro era un grandissimo amore. Quegli amori giovani, certo, ma già profondi. Quegli amori dove la domenica lei si fermava a pranzo a casa di lui, con la sua mamma, il suo babbo e la sorella.
Quegli amori da 'fidanzati in casa'. Quegli amori che t'immagini nel giro di pochi anni veder sbocciare in una famiglia, con magari una coppia di gemelli nel doppio passeggino.
Un grande amore. Maria Chiara per Marco era la vita, la risposta a tutte le sue domande, la sua casa, la sua aria, il suo cuore.
Marco, per Maria Chiara, era ossigeno, era passione, era tutto quello che aveva sempre desiderato. Fino a un certo punto. Fino al punto in cui il destino non si mette a sceckerare le carte, fino al punto che il destino decide che questa storia è troppo bella per essere vissuta davvero. Fino al punto in cui Maria Chiara ha detto basta, pronunciando quelle parole che nessun innamorato vorrebbe sentire mai “Non ti amo più”
Marco, ovviamente si sentì morire, si disperò, non si capacitava di tutto questo, la sua Maria Chiara non poteva fargli così del male. E tutto questo poteva passare inosservato, essere vissuto nelle candide mura domestiche, essere metabolizzato con pianti di dolore camuffati da sorrisi cordiali. Invece no. La gente parlava, il paese partecipò a questa rottura perché Marco era palesemente sconvolto. Uscì pazzo, non si riconosceva più, la famiglia era preoccupata. Fino a che un giorno, dove il destino decise di allungare una mano quasi pentito di aver tirato un brutto scherzo,Marco trovò rifugio nella parrocchia del paese e in Don Luciano. In quel luogo di culto e di preghiera, Marco sentì di essere compreso e di non essere il solo a cercare conforto in quelle mura. A breve, le sue visite in parrocchia divennero più frequenti e le lunghe chiaccherate con Don Luciano, lo fecero rinascere. La famiglia, da una parte era felice di vederlo di nuovo sereno, dall'altra lo spronavano con frasi fatte e scontate “Sei giovane. Ti passerà. Troverai altre ragazze che ti faranno battere il cuore”
Così furono sorpresi quando il ragazzo pronunciò “Non amerò mai nessuna donna come Maria Chiara. E se non posso avere lei, non avrò nessun'altra”
Iniziò il suo cammino e il suo percorso e dopo poco tempo ci si rivolgeva a lui come Don Marco.
Era bravo Don Marco, un parroco comprensivo, di cuore, uno che aveva fatto quella scelta nel dolore. Ma si sa, il paese è piccolo e la gente mormora. Additare un giovane prete e parlarsi nelle orecchie a ogni messa per poi sospirare come se si trattasse di un bel film romantico, non si addiceva certo a lui. Così preferì allontanarsi dal paese, allontanarsi da qualsiasi possibilità di vedere Maria Chiara uscire dal panettiere, allontanarsi da tutto ciò che gli ricordava lei e allontanarsi da quelle comari, che anche con le più buone intenzioni, lo facevano sentire inadeguato.
E Don Marco diventò il parroco di un piccolo paese arroccato sulle colline. E' un buon prete, dicono, e un uomo adesso. La nuova comunità è felice di averlo tra loro, poche anime si stringono la domenica su quelle panche, un luogo tranquillo, lontano dalle chiacchere. E un posto romantico, da gita domenicale. Don Marco si trova bene, celebra messa con la sua bella voce da ragazzone, battezza infanti con le sue mani forti e accoglie i fedeli con il sorriso sulle labbra. Come è successo quel giorno con un uomo, quello che gli si è presentato davanti dicendo “Don Marco, avremmo scelto questa chiesa per celebrare il nostro matrimonio. La mia futura moglie è rimasta incantata dalla bellezza del luogo. Se lei è d'accordo. La mia fidanzata sarà qui a momenti”
E, dopo pochi minuti, la vide.
Maria Chiara. In tutti quegli anni era cambiata, era più bella, più in carne, più donna. Ma aveva negli occhi sempre quella luce sbarazzina di quando erano ragazzi. Lei, lì per lì, non lo riconobbe, ma l'incertezza durò pochi istanti, il tempo di farsi chiudere la sua mano in quella del prete.
E Don Marco disse sì. Li avrebbe sposati. E avrebbe avuto la facoltà di dare a un altro uomo una cosa preziosa che un tempo gli apparteneva. Di benedire un'unione e cedere la cosa più bella che gli fosse capitata in vita sua. La donna per la quale lui adesso si trovava lì, dietro quell'altare, a confortare, rassicurare e infondere speranze e amore alle poche anime di quel piccolo paese arroccato sulla collina.
Le nozze furono celebrate in un afoso sabato pomeriggio di Luglio.
E la gente si commosse, e parlò con sospiri e deboli sorrisi e tramandò questa storia fino ai giorni nostri incrementando ogni volta con particolari personali, come tutte le storie passate di bocca in bocca. Io ho cercato di raccontarla in modo semplice, senza farmi influenzare e cercando di cogliere e lasciare intatto il vero protagonista di questa storia: l'amore in ogni sua forma.
Ecco, io stamani forse ho anche la febbre. Ma sto post mi è uscito così.
Voi avete belle storie che si tramandano da famiglia e famiglia?
Avete voglia di raccontarmele?

lunedì 2 gennaio 2012

IO E LUCA WARD



No, questa ve la devo raccontà:
Allora, credo di essere in anticipo a scuola di Alice, ma come sempre mi sbaglio perché vedo già un monte di macchine parcheggiate. Tiro fuori il foglietto con l'orario dei colloqui con i professori e leggo: prima ora, prof di inglese. Mi guardo un po' intorno, mi tolgo la sciarpa, il cappello, mi sistemo il piumino e rificco i jeans negli stivali. A voi non escono mai?A me sempre. Vabbè.
Nonostante ci sia un casino assurdo intorno a me fatto di gente sconosciuta che blatera e cammina veloce come se non ci fosse un domani, la sala dei ricevimenti è vuota. A parte un uomo. Lui mi dà le spalle, sta parlando al cellulare con un certo Francesco.E' alto, spalle larghe e ha i capelli che gli sfiorano le spalle. Che prof alternativo! Mi metto in un angolo e aspetto. No, ma io credo di conoscerlo. Questa voce...oddio chi mi ricorda? Stai a vedè che è il figlio dell'edicolante!Quello che una volta faceva teatro, con quella voce bella impostata...mamma mia...è assurdo.Riconosco questa voce...non può essere...
“Mi scusi” Lui si volta, spegne il telefonino e io voglio morire “Lei è?”
“La.Mamma.Di. Ali...” Non ce la faccio. Davanti a me ho Luca Ward.
“Ali...?”
“...ce.Prima E” Dio, che bei professori ci sono al mondo d'oggi! Non ci credo. Sono in piumino e jeans davanti a Massimo Decimo Meridio!Al gladiatore!Mi prenderei ad accettate per non aver indossato l'abito da sera col push up incorporato!Che poi, possiamo dirlo, Luca Ward non è oggettivamente bello. Raoul Bova lo è. Lui no, può non piacere, non è perfetto, ha un volto fatto di mille imperfezioni, ma...insomma nell'insieme è attraente da morì, e poi con quella voce, quella voce!La lista della spesa, letta da lui, sembrerebbe la divina commedia!Non ci credo. Lui aspetta e visto che io sono lì con la bocca spalancata dallo stupore come un'orata fuori dall'acqua, si ravvia i capelli (a quel gesto muoio, poi dopo tre minuti resuscito) e mi fa “Sono l'insegnante di inglese di Alice...” e io penso che non me fotte una mazza, che potrebbe pure insegnare l'aritmetica, l'ostrogoto o il kamasutra, l'importante è che lui parli con quella voce stupenda.
“...non ci sono lacune, ha padronanza...”
E' fantastico. Lo guardo rapita dal suo sex appeal, dal quel suono che esce dalle sue labbra, da quell'aria da bello e bastardo e, ovviamente, non sto capendo una cippa lippa di quel che dice.E' come una nenia, una musica soave per le mie orecchie.
Passa una mia compagna delle medie (una mia compagna delle medie? Ma non siamo a scuola di mia figlia?Bho!) che si affaccia alla porta e fa una smorfia di disgusto. Non le piace Luca Ward? Ripeto, non è bellissimo, ma con quella voce può fare e dire ciò che vuole. Cioè, tipo, ci fai l'amore al buio ma lo obblighi nel mentre a recitarti una poesia di Cesare Pavese, per dire. Sono cose belle. O magari ti sussurra “Al mio via, scateniamo l'infernoooooo!!” Vuoi mettere? Non c'è bisogno di stà a guardà il capello.
Lungo.
Ha i capelli lunghi. Lui parla ancora e guardandolo meglio mi rendo conto che è anche troppo elegante per stare in una scuola. Ha un completo scuro su camicia bianca, sembra più a una notte degli Oscar che in una sala professori.E poi me lo chiede “Lei si chiama?”
“Lei chi?”
“Lei lei” mi dice ammiccando.
Sta dicendo a me?E,come sempre, avverto una nota stonata e tutto d'un fiato gli dico “Sono sposata con Andrea”
“Non le ho chiesto con chi è sposata. Le ho chiesto come si chiama”
“Simo...”
“Simo...?”
“...na”
“Bene Simo-na, credo che ci siamo detti tutto”
“Simo?”
Chi è che mi chiama? Sicuramente quella bruttona della mia compagna delle medie. Lo vuole lei il prof di inglese!Ma io...
“Simo. Oh!”
E' Luca che mi chiama? Lo cerco ma non lo vedo. Ma dov'è?
“Luca?”
“Luca? Chi cazzo è Luca?”
C'ho Andrea a due centimetri dal viso, che mi guarda con occhi assonnati e confusi nella penombra della nostra camera da letto.
Nuoooooooooooooo!!Era un sogno!
“Eh? Chi è Luca?”
Apro gli occhi, poi li richiudo soffocando una risata “Luca Ward!Ma ti rendi conto?”
“Chi?” Dio, ma perché non si ricorda mai i nomi degli attori? Dobbiamo giocare più spesso a Nomi Cose Città Animali Cantanti e Attori!
“Luca Ward...coso lì...il Gladiatore!”
“Ma quello è Russel Crowe!macchè Ward!”
“No, ma io parlo della voce!La voce!”
“Hai sognato una voce?”
“Sì e vedo anche la gente morta!Ma che siamo a Hollywood? Amò, ho sognato che Luca Ward era l'insegnante di inglese di Alice e che Samanta, la mia compagna alle medie, voleva portarselo via e io avevo i jeans e il piumino. Il piumino, ma ti rendi conto? Nemmeno uno straccio di abito da sera come si confà a...”
“Si...???”
“Si confà, è italiano corretto, dicevo come si confà a una che va a parlare col gladiator...”
“Simo, quante volte ti ho detto di non mischiare lo spumante con la Coca Cola? Che poi ti fa male”
“Infatti mi sente la testa”
“E sogni gli attori”
“Ma guarda dovevi vederlo!Era proprio lui!”
“E parlava con te”
“Sì. E guarda che se non mi avessi svegliato mi chiedeva di uscire!Sicuro!Ma dove vai adesso?” Il mio consorte si alza, mezzo ignudo anche d'inverno, si muove sicuro senza inciampare come la sottoscritta, lo vedo stagliarsi (ammazza che fisico oh!, ma è mio marito?) davanti alla porta che dà sulla zona giorno, muoversi sicuro in cucina e tornare da me con un bicchiere con le bollicine.
Che amò...no, ma è fantastico. Oggi è il 1° Gennaio, è l'anno nuovo!Come ho fatto a non pensarci?
“AndreaAmore, auguri anche a te, ma non è un po' prestino per brindare con lo spumante?”
“E' aspirina effervescente.Bevi che ti passa il mal di testa. Luca Ward...Tzè!”
Questo è stato il nostro primo giorno del 2012.
Che dire...l'anno nuovo sarà tutto un programma.
Il vostro?E' stato un bel risveglio?
Se avete sognato Gabriel Garko, non vale però!

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