mercoledì 26 settembre 2012

Io, in studio con Benedetta Parodi.





Sì, ehm...davvero. Strano, ma davvero.Wow.
Lo so, son già stata nello studio de 'La prova del cuoco', alla RAI. Questa volta vado a La7 a 'I Menù di Benedetta'.Tutta na roba da magnà, in poche parole.
Ma a differenza dell'altra volta, dove l'invito partiva dalla mì mamma ed era una gita organizzata, questa volta l'invito è arrivato a me, via mail.La redazione di La7 mi ha contattato (dopo aver letto il blog, hanno detto) per invitarmi a far parte del pubblico. Perché io? Non lo so. A sentir loro paro una tipa sveglia, informata e appassionata.E questo serve perché il pubblico è invitato a intervenire con domande, consigli, suggerimenti. Pensa te le minchia ricette ndo mi portano. (Comunque è probabile che sia una lettera standard, va là!)
Dicevo.
Vado a Milano, dalla Parodi. Che vojo dì, dopo la Clerici è la morte sua. Ci sta proprio bene. Uno studio a Roma, uno a Milano, uno con un vasto pubblico casinaro, uno con un pubblico di nicchia, uno con la mì mamma, uno con...ehm...un'altra persona.
Secondo voi c'ho pensato un casino? Ma anche no. Cioè, mi ci mancava la Benedetta per fare bingo, no? Così ora posso dire la mia qualora mi venga chiesto qualcosa a livello di cucina. Posso dire “Oh!Ma io so' stata dalla Parodi, sa?” Cioè, posso vantarmi nevvero? Seee.Vabbè.Non so distinguere un mestolo da una schiumarola, ma son dettagli,  non è che stiamo a guardà il capello nell'uovo.O era il pelo?
Insomma partirò. Non da sola, dicevo. Ma con una persona, che risponde al nome di Malù, che da quando sono tornata da La prova del cuoco, m'ha sfrantecato le palle con “Edddaaaaaiiiii!!!Ci volevo venire anch'ioooo!!E perché non me l'hai dettoooo!!E sarei venuta volentieriiiii!!Uffaaaaa!!!Promettimi che se ti ricapita mi ci porti!Le ho sempre fatte le gite, io!Prometti che mi ci porti!Anzi no, giura!!Se ti ricapita di andare in uno studio televisivo mi chiami, vero? Eh? Eh? Dì di sì, forza!”
Capite? E io, sicura che non mi sarebbe capitata mai più un'occasione del genere, la liquidai con un “Sì...sì...come no. Stai tranquilla che, guarda, la prima persona che chiamo sei te.Contaci. Guarda, c'ho già il dito sul cellulare per chiamarti!”
O non mi vanno a invitare di nuovo? Per la mia incolumità la devo portare con me. Immaginate il mio post su questa esperienza:tempo che lei lo legga e l'ho sotto casa con un fucile a canne mozze. Questa mi leva dal mondo. E poi quando prometto, io mantengo. Al che l'ho chiamata e quando gliel'ho detto, ha pensato:
“E' uno scherzo?”
“Mi stai prendendo per il culo?”
“Chi è Benedetta Parodi”
I suoi neuroni hanno avuto dei movimenti sussultori e ondulatori, ha detto sì, poi ora guardo, poi di nuovo sì, poi fammi organizzà, poi certo, poi oddioooo!!poi ma davveroooo???, il tutto nel giro di dieci secondi.
E io tremo come un vibratore all'idea di noi due sole a Milano. C'abbiamo da fa' un viaggio (fortuna che abitiamo a dieci km di distanza, sennò sai che casino), fatto di tremila cambi, duecento orari da far incastrare,e dieci mezzi di trasporto diversi.Non so se ci si fa. La vedo dura.
“Sei mai stata a Milano?”
“No. Te?”
“Solo al duomo”
“Ah bene”
“Sì bene...E se ci perdiamo?”
“Si va a trovare la Madunina”
Fantastico.L'importante è essere ottimiste. E noi lo siamo. Lo siamo talmente tanto che vogliamo scaricarci la piantina della città, delle stazioni, del percorso della metro, dei taxi e già che ci siamo pure quello dei calesse, nsi sa mai.
“Ce la facciamo. Santiddio, Milano non è New York!”
“Ma te sei stata anche a New York?”
“No”
“Appunto”
Vabbè, noi partiremo armate di entusiasmo, macchine fotografiche e scarpe comode, perché mi sento che dobbiamo prendere qualcosa al volo, tipo un treno in corsa.
Intanto al volo abbiamo preso un'occasione che chissà quando ci ricapita. Poi quando siamo lì, vedremo.E poi speriamo di incappare nell'ospite figo!Perché in trasmissione ci vanno i vip (italiani e non) a cucinare, cioè magari ti ritrovi Gabriel Garko che ti spadella una frittata a mezzo metro di distanza, o Raoul Bova che si fa scendere in bocca uno spaghetto bollente (scena molto hot, fra l'altro) o sennò...Thyago Alves che si è scordato la maglia a casa e tho!si presenta a torso nudo. Poesse. Insomma noi speriamo (oltre che me la cavo) anche di incappare in un ospite straganzo!Io sono entusiasta e piena di grandi aspettative, per la seconda volta in uno studio televisivo, tra telecamere, uips e (l'ho letto in un'intervista a Benedetta) a gustare i piatti che vengono preparati in studio.Perché dopo la registrazione della puntata ci tratteniamo tutti insieme.
Dio, come non vedo l'ora!
Anche se. Anche se  Malù smorza i toni. Si sa, io mi faccio dei film con la fantasia che Spielberg avrebbe solo da imparare. Lei, invece, è  una settimana che mi ripete “Io e te saremo come Totò e Peppino a Milano.Paro paro!”
In effetti a rivedere la scena, mi ci vedo un casino.




Mi sa che il suo film è molto più fedele alla nostra situazione attuale.

martedì 25 settembre 2012

ABC culinario.



A come Aperitivo.Che non so manco cosa è. Mi ubriaco solo a vedere una bottiglia di un qualsiasi alcolico, figuriamoci l'aperitivo. No, ma a noi ci manca anche l'abitudine dell'aperitivo, questo sconosciuto.

B come Baccalà. Oibò!Il baccalà non mi piace, come non mi piace il merluzzo e lo stoccafisso. Ricordo quando mia madre cucinava quest'ultimo con le patate:io mi autoinvitavo a casa di nonna a mangiare il brodino. Se non l'avessi fatto sarei stata in casa a vomitare nel portaombrelli.

C come Carota. Cruda solo a julienne e non spesso, cotta manco morta. Almeno non da sola.Infatti il passato di carota, mescolato ad altre cose, sì. E' buona  per fare il bollito o per fare il naso al pupazzo di neve.Ad avercela, la neve.

D come Datteri. Oh, a me piacciono, ma soprattutto mi ricordano nonno che ne andava matto. Infatti, da piccolina, quando sotto le feste andavo con mamma a fare la spesa, lei mi diceva sempre “Non dimentichiamoci i datteri e i fichi secchi per nonno” e quindi niente, dattero=nonno.

E come Erba gatta. Una volta me la stavo per magnà.

F come Formaggi. Ecco, starei bene in Francia. Più puzzano, più mi piacciono. Infatti credo di avere il colesterolo a 4500. Adoro i formaggi e tutto ciò che è fatto di formaggio.

G come Gusti gelato. Anche se me ne metti davanti 9000, va a finire che prendo sempre gli stessi. Se ho sete vado di limone e fragola o yogurt e frutti di bosco. Se sono in fase premestruale e ho voglia di coccole opto per bacio e fior di latte. Che donna prevedibile!

H come Hotel.

I come Imbuto. Non c'entra una mazza ma mi è venuta una domanda per voi: quando vi serve in cucina lo trovate subito? Solo io ci metto mezza giornata?

L come Latte. Lo sapete che non riesco più a berlo? Madonninasanta. Una mattina non l'ho digerito per colpa di un'influenza e da lì, nisba, il solo pensiero di berlo mi dà la nausea.

M come Marijuana. La fumo. Scherzo!Non fumo nemmeno. Dicevo: M come Melone. D'estate praticamente campo a quello. Che poi, con 40 gradi, che ti vuoi magnà?E' la cosa più buona che c'è!

N come Nespole. Sono l'unica che le mangia di tutta la famiglia. Ma per famiglia intendo anche quella di origine. La vicina di casa di mia mamma ne ha un albero in giardino, e chi glielo svuota? Io. E mentre me le mangio mi sento ripetere da tutti “Ma che frutto scemo, è tutto noccioli!” Oh allora?A dire il vero me lo dicono anche quando mangio un altro frutto di cui vado matta: il melograno. Azz!Potevo metterlo alla M insieme al melone!

O come Ovo sodo. Del quale mangio solo il bianco. Manco un bambino di tre anni.

P come Pizza. Sempre, ovunque e comunque, in cielo, in terra, in tutti i mesi, tutti i giorni, a tutte le ore, in tutti i luoghi e in tutti i laghi.Sono stata spiegata?

Q come...come...passo!

R come Ranocchi. Sì, lo ammetto. Da piccola mangiavo i ranocchi. Ora potete anche togliermi l'amicizia su FB e lasciare questo blog, ma è la verità.Li vendevano in piazza e mia mamma mi mandava a comprarli. E la trovavo pure una cosa ganza!Però non mangio le lumache, che voglio dì fanno piuttosto ribrezzo anche loro.

S come Salmone. Ecco, starei bene in Norvegia (ma non avevo detto Francia?). Adoro il salmone, mi piace proprio tanto, soprattutto affumicato. Le farfalle al salmone, i secondi col salmone, le tartine al salmone, le torte salate al salmone...(lo dovete leggere come Bubba in Forrest Gump quando elenca i gamberetti)

T come Thè. Quello che è diventato da qualche mese a questa parte il sostituto del latte citato sopra. Non pensavo sinceramente di prenderci così passione. Non ci capisco una mazza tra i vari tipi, però lo bevo volentieri con un po' di limone.

U come Uva. Mi piace l'uva ma in particolare l'uva fragola e infatti mi piace il fragolino. Il fatto che io sia già 'mbriaca con mezzo bicchiere è solo un dettaglio.Sarà meglio che mangi solo l'uva.

V come Vacanza. Io in vacanza mangio il doppio, voi no?

Z come Zucchero. Fosse per me le fabbriche di zucchero potrebbero fallire, porelle. A parte un cucchiaino nel thè, io non ne faccio uso. Non lo metto nella macedonia, nel caffè (perché non lo bevo mica per altro), nelle bevande in generale. Lo compro per fare i dolci e per il Santo, lui vivrebbe solo di quello. Che tipo dooooooolce.

Oh, a parlar di cibo a me viene fame, te pareva?
p.s. Abbiamo gusti simili?



giovedì 20 settembre 2012

La MinchiaTorta al salmone



Io pubblico mai ricette? No, vero? Cioè sì, le pubblico ma molto molto raramente. Il perché è presto detto: questo è un minchia-blog, non un food-blog. E siccome è un minchia-blog ho fatto la Minchia-torta salata.
Ha questo nome bizzarro perché la ricetta originale prevede determinati ingredienti che io, ieri, non avevo. Almeno non tutti.E però avevo voglia della torta salata al salmone. Sapete quando ti cominciano a sentire le ghiandole dall'acquolina? Quando già pregustate la torta? E io la dovevo fa', via. Solo che, aprendo il frigorifero, ho scoperto che mi mancava un ingrediente, porcadiquellatrota.
Che poi se succede a una normale (tipo a una food-blogger) quella esce e si va a comprare l'ingrediente mancante, ovvio.Invece la mia voglia di uscire era paragonabile alla voglia che c'ho di farmi estrarre un dente senza anestesia.
Perché, dovete sapere, avevo appena finito di montare una libreria. Piccola, eh? Tipo porta CD, porta DVD, porta barattolini, porta librini, porta chittepare etc etc. e quindi, dopo aver usato martello, cacciavite, chiodi e mensole, mica posso trasformarmi da Manny Tuttofare alla casalinga perfetta. Ennò, io tengo la parte fino in fondo e allora decido di reinventarmela, questa torta. Oddio, sono stata assalita da qualche dubbio e vi spiego perché.
La ricetta che in genere seguo (che ho scovato qui. D'accordo? Ci siamo? Non l'ho inventata io. L'ho presa da questa pagina. Okay? Possiamo andare avanti?) della torta salata al salmone, prevede:
Pasta sfoglia
Salmone affumicato
Un uovo
Patate
Una vaschetta di Philadelphia.
Io avevo tutto, tranne una vaschetta di Philadelphia. Avevo solo un lingottino di questo formaggio, un mattoncino che si faceva pena da solo pure in frigo.
Al che mi sono messa a ravanare e che t'ho trovato? Lo yogurt greco con il quale, in genere, fo' merenda. E mi son detta: “Ci metto lo yogurt greco. Cioè, lo accoppio con la Philadelphia, andranno d'accordo, no?” Per me sì, e me li immaginavo già amoreggiare nella mia teglia, con tutte le patate a far da guardone...mi ero fatta un film praticamente.Poi sto dubbio l'ho postato su FB e...apriti cielo e spalancati forno. C'era chi mi diceva:
“Ohhhh!!! Per me son perfetti l'uno con l'altro!” Tipa romantica come me.
Un'altra che mi avrebbe fatto uscire anche con 2 gradi, neve, vento e persino nuda, pur di comprare della ricotta (che avrebbe sostituito il tutto) “Esci!Vai a comprare l'ingrediente che ti serve!Come fai a cucinare senza gli ingredienti giusti? Lo yogurt no, non ci voglio nemmeno pensare...” roba che s'è portata la mano al petto in preda ad un'angina pectoris.
Un'altra mi ha confuso tipo il gioco delle tre carte “Io lo metterei, tanto lo yogurt greco è solido”
Okay, lo metto.
“No, ma aspè, non lo mettere che magari col caldo diventa liquido.”
Okay, non lo metto allora.
“Però aspè, ora che ci penso la creme fraiche è più liquida dello yogurt greco. No, allora mettilo”
Mentalmente lo rimetto.
“Un attimo. Ma la fai chiusa o aperta? Perché se è chiusa va bene”
E' aperta.
“No, non va bene”
Alla fine mi ha augurato buona fortuna, ma io nel frattempo stavo prendendo a capocciate l'antina della credenza.
A quel punto è stata una sfida. Una sfida che ho lanciato: io la fo' così. Basta. E giustamente mi hanno detto “Allora che chiedi a fare?”
Eh, hanno ragione.
Ma io mi sentivo che era buona e avevo promesso che se veniva una ciofeca immangiabile (tipo che lanci pure la teglia al di là della siepe) non avrei proferito parola e anzi, avrei camminato sui fuochi ardenti, scalato il K2 e fatto una crociera Tète a tète con mia suocera. Ma se fosse venuta buona, ci avrei fatto un post.
Cosa state vedendo voi adesso?
Quindi questi sono gli ingredienti per la MinchiaTorta al salmone.
-Un rotolo di pasta sfoglia
-Due patate medio-grandi
-Salmone affumicato
-Una vaschetta o un mattoncino di Philadelphia
-Un vasetto (grande) di yogurt greco
-Un uovo
-Pepe q.b.

Allora, che vi sto a spiegà. E' facile. Mettete la sfoglia sulla teglia, ricopritela di fettine di patate (crude, si cuoceranno in forno), poi le fette di salmone. In una ciotola amalgamate la Philadelphia, lo yogurt greco e l'uovo. Io lo faccio con le fruste e viene fuori una bella cremina. Un po' di pepe che non guasta mai e rovesciate tutto sto pappiè sulla torta.
Ora infornate a...non lo so, mmh... forse 180° e in circa venti min/mezz'ora è pronta. Non chiedetemi mai i gradi e il tempo quando faccio le minchia ricette perché vado a occhio.In effetti potrei averlo messo anche al massimo.
Ecco fatto, poi mangiatela e ditemi com'è.
Lo so, ho avuto culo. Il classico culo delle principianti. Ma io amo osare e anche taaaanto.
Pffiuuu!!!Mi è andata bene.





L'autrice dichiara che la suddetta ricetta con lo yogurt non è stata copiata/letta/plagiata da nessuna parte. L'idea sull'uso dello yogurt greco è stata scaturita da un attacco di fame, accompagnato da minchiaggine acuta, dopo aver montato una libreria.L'autrice ha dichiarato quanto segue: “In questo caso avevo lo yogurt, se avevo un altro ingrediente mettevo quello, quindi non è stata una scelta studiata e ponderata. Mi dichiaro già innocente”. Sia messo agli atti, vostro onore.

lunedì 17 settembre 2012

Secondo albero a sinistra



Se mi vuoi, per sei giorni a settimana, io sono al secondo albero a sinistra.'Come una mignotta' verrebbe da dire. No, ma per davvero. Il secondo albero a partire da sinistra è la mia postazione mattiniera dalle 8 alle 8. 20 circa.Ma mica solo mia, oh no. Mia e di altre mamme. Una manciata.
Che poi, viste da fuori, magari facciamo anche un po' pena.Cioè, le nostre figliole vanno per i tredici anni (la mia no, va per i dodici perché è andata a scuola prima), quindi che stai ad accompagnare fino al cortile? Nella migliore delle ipotesi possiamo sembrare:
-delle mamme ansiose (della serie: ndo vai, cosa fai, ti devo controllà, ti devo vedè, varie e eventuali)
-delle mamme non lavoratrici (della serie: ma non c'avete un cazzo da fa' che stare qui davanti alla scuola a spettegolà?)
-delle donne che non sono mamme (della serie:passavo qui per caso e mi sto riposando al secondo albero a sinistra)
Invece. Invece quella postazione è strategica. Qui, sotto quest'albero (che non so che razza è ma lancia dei frutti che somigliano a cacatine di vitello.E dove potevo stare io?) abbiamo preso anche delle decisioni importanti,ma più che altro è la nostra base per l'organizzazione settimanale. Facciamo un orario tipo cassieri dell'Ipercoop:
“Io passo domattina, te le prendi all'uscita.Venerdì le prende lei, io le prendo sabato”
“No, Simo.Sabato ci sono io, te le prendi lunedì.”
“Lunedì esco a mezzogiorno, semmai le prendo io.Martedì ci sei te?”
“Al ritorno. All'andata c'è lei”
“Io son di turno mercoledì ed esco alle quattro.Semmai all'andata ci sono io”
Tutto chiaro, no? Perché quando la scuola non è servita dallo scuolabus, l'unica alternativa è organizzare i turni dell'andata, del ritorno ed eventualmente dei laboratori. E noi siamo efficienti, efficientissime. Il Mammabus non ha mai lasciato nessuno a casa. Roba che parti con una figliola e torni con tre. Fantastico.
Ma non organizziamo solo l'orario delle settimana in base ai turni/impegni/cazzi&mazzi, ma quei venti minuti sono considerati il nostro pit stop.
Fortunatamente possiamo concederci venti minuti di chiacchere in tranquillità sotto il nostro alberello spara merdine. Non siamo come le altre mamme che entrano in ufficio alle otto e che quindi, porelle, scappano lanciando il figlio dal finestrino. Noi no. Fortunatamente abbiamo un' autonomia di venti minuti, massimo mezz'ora, come un cellulare con una tacca.
E in quella mezz'ora apriti cielo. Accordate sull'orario, non ci rimane che chiaccherare del più e del meno e gli argomenti possono spaziare dalla cucina:
“Indovinate cosa ho fatto per cena ieri sera?”
“Le fave!”
“Cretina”

Al lavoro:
“Allora a domattina!”
“Ma non sei di turno?”
“Di turno il venerdì? Mai”
“Domani è giovedì”
“E' giovedì?”
“Sì”
“Allora oggi è mercoledì?”
“Eccerto”
“Cazzooooo!!! Non ho svegliato mio maritoooo!!”


A vita vissuta e mondanità:
“A che ora siete andate a letto ieri sera?”
“Dieci e dieci”
“Dieci meno un quarto”
“Vi batto tutte. Alle nove e mezzo dormivo già sul divano”

Per finire con la  scuola:
“Allora? Ti son riusciti gli esercizi di matematica?”
“Zitta!Non me ne parlare. Anzi piuttosto: ma storia era da pag. 32 a pag 40?”
“Mmh... credo di sì. Poi c'erano gli esercizi”
“No!”
“Mi sembra...o era geografia? Guarda, speriamo non ci interroghi”
Perché quando la figlia fa i compiti in cucina, legge a voce alta, ti chiede una cosa, e poi “Mamma me la risenti?” oppure “Non ho mica capito tanto bene, me lo rispieghi?”, cioè farsi prendere la mano è facile, ti prende un'ansia da prestazione che non vi dico.
E poi si vedono un sacco di cose.Professori che vanno e vengono (alcuni sorridenti tipo matrimonio, altri avviliti tipo funerale) la bidella che chiude la porta o la tiene se c'è vento, ragazzini in ritardo che tirano giù un santo sì e uno pure dal calendario, mamme con la cartelletta da disegno sotto un braccio (dimenticata dal maggiore) con un pargolo semiaddormentato sotto l'altro, amoreggiamenti di qualche Romeo e Giulietta con uso spropositato di lingua, tanto per darsi un po' la carica mattutina e partite di pallone nel cortile, che se ti va bene ti usano come secondo palo.
Quindi niente, in quella mezz'ora se ne vedono tante e noi facciamo solo del bene alla comunità. Cioè siamo testimoni oculari e guardiane del cortile. Tipo ti sappiamo dire quante volte Alfredo arriva in ritardo, quante volte Gemma manda affanculo Davide e già che c'è anche il prof di musica, quante volte Giulia si dimentica la merenda a casa, e quante volte la mamma di Pierfrancesco, facendo retromarcia, prende in pieno il cartello del divieto d'accesso. Che noi, diciamocelo, sotto un cospicuo pagamento, saremmo anche disposte a coprire il misfatto, davanti al marito della signora. Tipo che il cartello ce l'hanno messo ora ora. Voglio dì, è un anno che tutte le mattine siamo qua, lo sapremo? Eh.
E insomma dopo aver lasciato le figliole e prima del lavoro, ci scappano tutte queste visioni e queste chiacchere comode comode. Che poi vabbè, potremmo anche lasciarle in cima alla strada come fa il Santo. Lui scende, le prende lo zaino, la saluta, e riparte. Al massimo concede un salutino alle mamme presenti ma mica la accompagna sotto l'alberello. L'ha fatto una volta e mi ha detto “Mi sento un cretino. Minchia, manca poco ci porta il fidanzato e la devo accompagnare nel cortile?”
Ora via. Infatti i babbi non scendono, non si palesano, non chiaccherano alle otto di mattina, lo fanno più volentieri all'una. Andranno a energia solare, bho!
Fatto sta che noi siamo affezionate al nostro alberello spara merdine.Se c'è il sole ci fa ombra, se piove piano non importa nemmeno aprire l'ombrello,insomma è anche romantico!Infatti abbiamo deciso che alla fine della terza incideremo sulla corteccia i nostri nomi racchiusi da un cuore. Dobbiamo lasciare un segno. Per forza.
E poi siamo diventate un punto di riferimento, a rotazione si aggiungono mamme, anche di altre sezioni.Vengono, chiedono, ridono con noi ( e sicuramente di noi), si aggiornano e noi accogliamo tutte.Precise precise.E pure gratis.
Ma fino all'anno scorso c'eravamo solo noi, c'era solo la nostra postazione, tipo 'punto di ascolto' o 'ufficio informazioni' dell'Esselunga. Da qualche mattina invece, tho!c'è un'altra manciata di mamme, sicuramente della classe prima. Sono appollaiate sotto il primo albero a partire da destra.
Le abbiamo guardate come un gatto che guarda il topo, un po' di sguincio, un po' con gli occhi semichiusi (più che altro perché siamo cecate) e abbiamo detto “Oh, qui c'è nostro. Non vorranno mica fregarci il posto sotto l'albero sparastronzolini.”
“Ennò, davvero. Questa è la nostra postazione”
E allora abbiamo fatto l'unica cosa che potevamo fare.
C'è un albero?
Ci sono degli estranei?
Siamo o no, proprietarie del posto?
E allora con una pisciatina abbiamo marcato il territorio.
Come i gatti.
E prima o poi arriveranno i carabinieri, me lo sento.






giovedì 13 settembre 2012

La bimba Pecchè



Prima di leggere questo post, dovete leggere per forza questo.
Vi sarà tutto più chiaro.

“Afai?”
“Metto a posto”
“Pecchè?”
“Perché è arrivato un camion grosso grosso e ha scaricato tutti questi barattolini”
“Pecchè accaricato tutti quetti barattolini?”
“Perché abbiamo fatto un ordine” Aiutatemi.
“Pecché hai fatto un oddine?”
“Amoremiodolce, perché gli scaffali erano vuoti. A te piacciono gli scaffali vuoti?”
“Mmh...no”
“E infatti li sto riempiendo con questi barattolini”
“Pecchè?”
“Perché cosa?” esci da questo corpo!
“Pecché li metti così?”
“Ascolta e guarda bene. Non li posso mettere al contrario e nemmeno storti sennò cadono. E allora li metto belli dritti e in bella vista così la tua mamma, se ha bisogno, li vede bene e li compra. E non solo tua mamma, ma tutti i clienti che come voi vengono a fare la spesa.E non mi chiedere perché venite a fare la spesa, la spesa va fatta perché abbiamo bisogno tutti di mangiare.E non mi chiedere perché abbiamo bisogno tutti di mangiare, perché se vuoi vivere bene e felice devi comunque buttar giù qualcosa, chiaro?”
Lei si cheta, mi guarda come se fossi scema, come se tutto sto monologo alla Gassman non l'avesse manco impressionata e alzando gli occhi al cielo mi fa “E quindi?”
E. QUINDI.
Ho deciso, la adotto.






mercoledì 12 settembre 2012

MOTORE..AZIONE!


Martedì 28 Agosto.

Ecco, sì dai libri al cinema.
Questa mattina (con un tempo così bello che pensiamo di aver sbagliato nazione) ci dirigiamo a Stourhead, nel Wiltshire.
Credo che sia uno dei luoghi più belli di questo viaggio (a livello paesaggistico intendo) e forse anche di altri. Una bellezza che toglie il fiato.
Arriviamo piuttosto presto con aspettative molto alte. Ma non rimarremo delusi. Soprattutto dopo aver parlato con la signora all'ingresso del parco, che ci illustra tutto stobendiddio e, rivolgendosi solo a me, dà solo una piccola, insignificante informazione: “Conosce il film Orgoglio e pregiudizio? Se sì, arrivi fino al tempio di Apollo. E' lì che Darcy dichiara il suo amore a Elizabeth!” Poi Darcy ci prende il due di picche e manca poco anche due schiaffi, ma son dettagli.
Okay, sì, eravamo dove hanno girato il film con Keira Knightley del 2005.
Sì, la signora me l'ha detto apposta. A me, che sono donna.
Sì, ero piuttosto curiosa.
Molto.
Abbestia.
Iniziamo il percorso dai giardini murati, chiamati così perché proprio racchiusi da delle mura. Questo serve per far sì che la vegetazione, i fiori e i frutti crescano meglio riparati dal tempo incerto che caratterizza la Gran Bretagna. Infatti abbiamo visto delle verdure che manco se preghi in aramaico antico riusciresti a vedere in natura.Cioè, questo giardino murato è una sorta di copertina per la vegetazione.
Dopo esserci sentiti parecchio Luca Sardella, abbiamo proseguito e cammina cammina siamo arrivati a Stourhead House, dove con nostra grande sorpresa abbiamo trovato dei dipinti raffiguranti la Torre di Pisa. Della serie: sentitevi a casa.
La casa è molto bella, con una libreria enorme e strafiga che ricordava molto quella che La Bestia regala a Belle nel cartone della Disney, avete presente? No? E guardatelo!

Insomma, ci è piaciuta un mucchio.
Ma io dovevo arrivare al tempio di Pollon!Ah no, Apollo. Era Apollo. Insomma, dove si svolge la scena clou. Ma non avevo fretta, perché per arrivarci (cammina cammina...) abbiamo attraversato tutto il parco. E non vi dico niente, guardate solo le foto:









Ogni parola è superflua, giusto?
E poi lo vedo. Ecco il tempio.  




Dio, voglio una dichiarazione d'amore dal Santo, subito, ora!
Voglio che si inginocchi, anzi no che piova come nella scena del film, anzi no, voglio un vestito frusciante e non i jeans, anzi no...insomma volevo un mucchio di cose, e tra tutte la bellezza di Keira mi avrebbe fatto comodo. Comunque. Grande emozione. E per riviverla cliccate QUI. Ora  posso dire “Io c'ero!!”
E anche voi un po' con me, via.
Il Santo ha provato a dire due battute tipo Darcy e le anatre son sempre lì che si suicidano.

Alice si è messa tipo statua su un piedistallo e stava così immobile che ha un futuro come mimo vestito di bianco in una via principale di Parigi.
Che famiglia sminchiata.

Maledicendo il fatto di non avere almeno un abito lungo pè fa' un po' di scena, abbiamo lasciato questo posto magico dopo aver scattato credo una centocinquantina di foto (roba che se il National Trust è a corto di immagini gliele do io), abbiamo pranzato col nostro cestino nuovo da pic nic (sììììììì!!!!) e ci siamo diretti a Shaftesbury, nel Dorset, dove viene descritta dalla nostra guida cartacea 'Una ridente cittadina'.
Ora. Di ridente Shaftesbury ha ben poco, se non dire niente. Qui è famosa la Gold Hill, una via di pietre con una pendenza allucinante fiancheggiata da cottage molto caratteristici. Il tutto visitabile in 7 minuti netti tra andata e ritorno. La via merita, è molto carina, ma a parte questo, direi che non offre molto.

Sulla via del ritorno imbocchiamo la strada che fiancheggia Stonehenge.Tho! Che non ti vuoi fermare? Eh.Vojo dì, già che ci siamo. (poi ci chiedono 'Come mai viaggiate sempre da soli?' Questo è uno dei motivi: non abbiamo orari, non abbiamo mete, non abbiamo niente di prefissato, ci fermiamo se e quando abbiamo voglia, praticamente andiamo dove ci porta il cuore. O Miranda,ecco). 
Due anni fa l'avevamo visitato solo da fuori,quest'anno vista l'ora e la splendida giornata, decidiamo di fare le cose per bene e entriamo. Non vi sto a scrivere il pippone su Stonehenge,anche perché trovate la storia pure su Topolino. Ma vi lascio solo le foto con un cielo che manco se mi mettevo a dipingerlo.





Il giorno dopo è arrivato Natale.
No, ma ve lo racconto nel prossimo post :-D

p.s. mi scuso per la qualità delle foto. Sul mio piccì son belle nitide, qua le vedo sfuocate.
Chiedo:mica avrò bisogno di rinnovare gli occhiali???






domenica 9 settembre 2012

Il JA Day




Cercate di immaginare questa scena: io in piedi che saltello con la lingua che penzola dalla bocca e le zampette giunte tipo cocker quando vede il padrone. Ci siamo? Questa più o meno la scena delle prime due sere prima di coricarsi sotto il piumone. Non è che chiedevo chissà quali prestazioni sante, ma ripetevo a loop “Allora? Quando ci andiamo?Che giorno gli dedichiamo? Ci andiamo, vero? Eh?Vero?Eh?Eh?”
La terza sera il Santo non avrebbe retto, avrebbe gettato l'aureola fuori dalla finestra. E allora m'ha guardato negli occhi (che nel frattempo parevo il gatto di Shrek) e mi ha detto: “Domani. Ti ci porto domani. Qualsiasi tempo faccia, qualsiasi cosa succeda”.
A quel punto gli ho dato il biscottino.
Lunedì 27 Agosto è stato interamente dedicato alla vita di Jane Austen.
Ma bisognava fare le cose con calma, senza fretta, per assaporare tutto per bene.
Non è vero. Potevamo fare tutto con calma perché il posto era vicino.Infatti, visto che è lunedì e che il frigo piange come una vite tagliata, ci rechiamo prima a fare la spesa per i giorni seguenti. Abbiamo acquistato prodotti salutari (frutta, verdura, acqua), prodotti locali (formaggi, latte, marmellata), e prodotti dietetici (apple pie, muffin, cioccolato, sfogline di mele che ti levavano di sentimento e hamburger alla cipolla e pepe rosa da quasi mezzo kg l'uno).
Siamo tornati a casa, abbiamo messo tutto in frigo e siamo partiti per il gran giorno.
Come prima tappa ci dirigiamo a Steventon, nell'Hampshire, dove il 16 Dicembre del 1775 nasce la nostra scrittrice. Aehm...lo sapevate che Alice l'ho partorita il solito giorno?Il 16 Dicembre.Vabbè.
Dicevo.Purtroppo di questo piccolo villaggio non è rimasto niente: la sua casa, ad esempio. Ma è rimasta, incastonata in un panorama da cartolina, la chiesa dove suo padre, il pastore anglicano George Austen, esercitava. E dove, presumo, si recava Jane a messa.

Devo dire che,anche grazie al fatto che non c'era nessuno e che il luogo è davvero incontaminato, qualche brividino ce l'ha messo.La chiesetta è piccola, raccolta, intima, e deserta. All'interno ci sono numerosi riferimenti alla vita di Jane e di suo padre.Scritti, targhe e menzioni tappezzano le pareti, ma in maniera molto sobria, senza apparire. Ci siamo stati un bel po' dentro quella chiesa, in silenzio. Non chiedeteci perché. Davanti alla chiesa si trova un albero di quasi 900 anni.Lui a quel tempo c'era, e mi è piaciuto immaginarla bambina all'ombra di questo tasso, con la sua cuffietta bianca, in attesa di entrare in chiesa. Devo dire che la mattina era iniziata alla grande!







Con l'adrenalina già a mille prendiamo la strada per Chawton, a pochi km da qui, dove si trasferì nel 1809, dopo aver lasciato Bath (che abbiamo visitato due anni fa).
Qui ha rivisitato le sue opere che tutti ben conosciamo.Adoro.
Quando ho visto la casa sono stata assalita dalla sindrome di Stendal.O forse no, fatto sta che avevo la salivazione a zero, una leggera tachicardia e il diavoletto sulla spalla che mi diceva “Dai, muori qui. E' un bel posto, immagina la notiziona!”
Dio, sto proprio invecchiando!
L'accarezzo con lo sguardo, ammiro il giardino da fuori (il suo giardino!) e sarei rimasta così se il Santo non mi avesse detto “Entriamo?”
Che dire, emozione pura. Io, che metto piede dove ha camminato, dormito, cucinato e soprattutto scritto lei.Non ci potevo credere.
Prima visitiamo l'esterno, composto da una sorta di aia, con una piccola stalla dove era 'parcheggiato' il suo calesse. Questa si apre sulla destra su un giardino curatissimo con delle panchine che invitano a sedersi e godersi in tutta tranquillità le aiuole colorate, gli alberi maestosi e bhè, se siamo fortunati anche un bel sole, perché no. Ciliegina sulla torta: ad allietare già una giornata di per sé fantastica, ci si mettono anche cinque signore che suonano dal vivo flauti e clarinetti per la gioia dei presenti. A quel punto siamo proprio catapultati ai primi del 1800.
Dandomi degli schiaffi sonori tanto per farmi capire che non sto sognando, entriamo per visitare l'interno.
Ci affacciamo subito alla cucina dove io e Alice ci siamo improvvisate Jane de noattri e abbiamo provato a scrivere con penna e inchiostro.Pare facile!
Ho detto pare.Abbiamo scritto due messaggi , uno lo abbiamo lasciato sul tavolo, uno lo abbiamo con noi. Da quanto inchiostro ho usato mi si è asciugato dopo tre ore. Se bisognava scrivere così, qualora avessi deciso di fare la scrittrice, sarei sicuramente morta di fame.
E poi passo dopo passo è stata la volta della sala da pranzo, le camere, i corridoi...il tutto condito dalle prime edizioni di Orgoglio e pregiudizio, Emma e tutti gli altri esposti nel mobilio.La casa è piena di manoscritti, cimeli, lettere, oggetti personali (e da vera fanatica ho fatto la foto anche alla sua ciocca di capelli.Marò) e perfino gli spartiti della sua musica preferita.
La casa è troppo bella nella sua semplicità, stanze piccole ma piene di luce con il pavimento di legno che scricchiola e brontola a ogni passo, con quel rumore sordo che si sente solo nei film.Avete presente, no?Quel rumore infatti mi ricordava alcune pellicole tratte dai suoi romanzi e mentre scendevo le scale accarezzavo il legno del corrimano e mi pareva di sentire frasi tipo “Miss Dashwood!Miss Dashwood!E' arrivata la carrozza!” E giù per quelle scale tenendosi il vestito.Perché c'è molta somiglianza tra la vita di JA e i suoi romanzi.
La casa ha un che di magico (ovvio, vi deve piacere l'autrice, sennò vi può lasciare indifferenti) e quando ho visto il SUO tavolino e la SUA sedia (dove ha rivisitato Orgoglio e Pregiudizio), proprio lì a dieci cm da me, collocato sotto una grande finestra, manca poco muoio.
Ho adorato ogni minima parte di quella casa. Semplicemente stupenda.Ho toccato, fotografato, annusato,respirato tutto per fare il pieno di emozioni.





Giuro, l'avrei comprata questa casa. Con le lacrime agli occhi (in senso figurato) usciamo e ci accoccoliamo sulle panchine. Credo di aver mormorato "Lasciatemi qui, su questa panchina.Quando me la sento, torno in Italia". Il Santo, che vuol bene al popolo britannico, non mi avrebbe mai lasciato con loro, porelli. Ve lo immaginate? Allora mi ha proposto di continuare il nostro giro. Infatti nei dintorni c'è la chiesa di Chawton dove sono sepolte sua madre e sua sorella Cassandra.
Volendo ci si può arrivare a piedi, in calesse, in carrozza, con un ciuchino, tanto è vicina e affogata nel verde. 
Ma nel 1816 Jane si ammalò gravemente e sua sorella Cassandra la portò a Winchester per farla curare.
Ecco, abbiamo trovato la casa dove visse gli ultimi giorni e dove morì nel 1817. Adesso è una casa privata piuttosto anonima, situata in una via secondaria, non lontano dalla cattedrale, nella quale fu sepolta.


 In Memoria di
JANE AUSTEN,
figlia minore del fu
Rev. GEORGE AUSTEN,
già Rettore di Steventon in questa Contea
ella lasciò questa Vita il 18 luglio 1817,
a 41 anni, dopo una lunga malattia sopportata con
la pazienza e le speranze di una Cristiana.
La gentilezza del suo cuore,
la dolcezza del suo carattere, e
le straordinarie doti della sua mente
guadagnarono la stima di tutti coloro che la conobbero, e
l'intenso amore di quelli a lei più vicini.
Il loro dolore è in proporzione al loro affetto
essi sanno che la loro perdita è irreparabile,
ma nella loro profonda afflizione sono consolati
dalla salda benché umile speranza che la sua generosità,
devozione, fede e purezza, abbiano reso
la sua anima bene accetta al cospetto del suo
REDENTORE





e ho altro ancora da raccontarvi...

sabato 8 settembre 2012

Il nostro viaggio:sulle tracce di Jane Austen e i giardini inglesi.







Come vi dicevo nel post precedente, questa meta è stata una folgorazione.Mia, ovvio. Una pazza idea che manco Patty Pravo, che il Santo ha accolto con un entusiasmante “Ci sto!”. Alice ha seguito a ruota, per lei l’importante è partire, possibilmente verso l’infinito e oltre.Infatti, oltre.
Oltre ogni aspettativa, oltre ogni logica, oltre l’immaginazione. Perché il nostro viaggio è stato un tour letterario e cinematografico carico di emozioni, per grandi e piccini, per normali e non, come noi.
Il 24 Agosto è partito il nostro viaggio sulle orme di Jane Austen.Ma non solo:pure i giardini inglesi.Ma non solo...insomma un pout pourrì di roba che nemmeno se accorpavamo dieci viaggi insieme.
L’idea di essere subito nella nostra cara Inghilterra era troppo forte, quindi ci siamo sparati subito il primo giorno Pisa-Calais che sono solo una manciata di km (1400 per l’esattezza) con il Santo che in quanto tale non sente nemmeno la stanchezza.Partiamo di notte e alle 3.40 imbocchiamo l’autostrada e vicino ad Aosta scatto una foto all’alba che pare un tramonto.
Una Nikon nuova: questa sconosciuta. Ma sarà la prima foto di un’infinità.
Arriviamo nel nostro albergo preferito di Calais carichi a pallettoni visto che la mattina seguente ci imbarchiamo per l’Inghilterra.
Sabato 25 Agosto: Inghilterra arriviamo!
Lei ci accoglie con della pioggia copiosa, ma è uno scherzo.Dopo due ore smette e non pioverà più per almeno dieci giorni. Direi anche ‘Che culo!’.
La ‘base’ per i nostri spostamenti è caduta piacevolmente sul Wiltshire, precisamente Salisbury . Da lì, muovendoci a raggiera (attraversando il Kent, il Dorset, il Somerset e altre contee) avremmo potuto visitare i luoghi d’ispirazione della nostra autrice, dove è vissuta e dove, forse, avremmo trovato le location dei film tratti dai suoi libri.
Il Santo, che per queste cose ha un fiuto che manco un segugio, scova su internet un campeggio che noleggia delle casine che fa proprio al caso nostro:immerso nel verde e di fianco a un ippodromo. Roba che quando l’ho visto sono stata tentata di andarmi a comprare un cappello bizzarro tipo le signore che vanno ad Ascot!E l’avevo visto solo su internet, namobbene!
Sebbene la curiosità di vedere la dimora ,che ci avrebbe ospitato per dieci giorni, fosse veramente forte, decidiamo di fermarci lungo la strada a visitare qualcosa, fosse mai che ci lasciamo sfuggire qualcosa. Sul nostro cammino incontriamo Leeds Castle, nel Kent, che dicono che sia il più bel castello (marcondirondirondello) dell’Inghilterra, ed effettivamente…


Molto curato, fuori e dentro di una bellezza unica e tra i suoi più affezionati visitatori ha avuto nientepopodimenochè David Niven, mica cotica.La costruzione del castello ebbe inizio nel XII secolo e da allora è sempre stato abitato.
Enrico VIII lo frequentava spesso e ci si rifugiò per sfuggire alla peste di Londra. Si era scelto una cosuccia, insomma.
Durante la nostra visita al parco veniamo anche allietati dai falconieri che danno una dimostrazione per la gioia di grandi e piccini.

Ingenuamente mi lascio scappare un’esclamazione “Non ho mai visto un uccello così grande!” che il Santo pare non abbia gradito fino in fondo. E mi chiedo ancora il perché.
Dopo aver ammirato la maestria dei falconieri e battuto le mani come dei cinquenni, continuiamo il giro del parco per imbatterci nei primi giardini curatissimi che incontreremo sovente

E non ci siamo nemmeno fatti scappare una praenda (tra Pranzo e Merenda) in uno di quei fichissimi localini dove una fetta di torta pesa tra i sette e gli otto chili. In coro abbiamo esclamato “Adoriamoooo!!!”
Infine siamo rotolati fino alla macchina per andare alla dimora. Non siamo rimasti delusi: la casina è molto molto carina, ha tre camere da letto, due bagni e… una veranda!Ci arriviamo con la luce del tramonto e devo dire che l’area circostante si apprezzava molto di più.

Un po’ stanchi ma pieni di entusiasmo ci addormentiamo pregustando già il giorno successivo.
Domenica 25 Agosto: Mare profumo di mare.
Ecco, una cosa che dovete sapere è che noi ci muoviamo anche in base al meteo. Mette pioggia? Musei. Mette pioggerellina? Città. Mette sole? Oltre che gridare al miracolo ci rechiamo al mare.
Questa domenica effettivamente il tempo è bellissimo, la temperatura piuttosto alta e in un impeto di ottimismo propongo alla family di indossare i costumi sotto gli abiti. Sarà una scelta vincente!
Destinazione: Doodle Cove e Lulworth Cove sulla costa sud, nel Dorset.
Quando arriviamo sulla sommità della scogliera penso che il popolo inglese non riuscirà mai a vedere la fantasia dei nostri costumi. Ergo: c’è un vento che ci mette i capelli in modalità “Come minchia ti sei pettinata oggi?”. Ma siamo fiduciosi, in cielo non c’è una nuvola, il sole è caldo e noi siamo convinti di fare anche un bagnetto. Anche quando vediamo una squadra di ragazzi che, armati di elmetto e muta, scende con noi. Tzè!Esagerati!
Prima di scendere giù a millemiglia dalla cima, compro del pane fresco e i primi muffin (ne mangeremo a iosa, seppiatelo), della serie “Se devo morì, il medico legale ha da trovarmi a pancia piena” e mi immaginavo già la scena “Questi italiani…puah!Muffin..che prevedibili…”
In fila indiana come…gli indiani appunto, scendiamo lungo il sentiero che ci porta alla caletta.Lo spettacolo è grandioso.Rimango imbambolata a fare foto fino a che un signore dietro non mi ricorda che le scale sono strette come quelle della casa di Barbie.



Arrivati giù cerchiamo un angolino riparato dal vento dove poter stendere il nostro plaid e accamparci. Senza vento e con il sole che splendeva in cielo la temperatura percepita era intorno ai 30 gradi e allora viaaaaa!!!Spogliamoci!
Essere in costume il 25 Agosto in Inghilterra è un miracolo.
Fare pure il bagno come abbiamo fatto noi, vuol dire che qualcuno t’ha fatto pure la grazia.
E sì, sentendoci in tutto e per tutto parte integrante del popolo britannico, abbiamo deciso di fare il bagno. E’ caldo, si sta da Dio, il mare così selvaggio, incontaminato e pulito ci chiama…eccheccevò?
Una muta. Una muta cevò.
L’acqua era un tantino fredda, ma solo un poco. Roba che se ci stai venti minuti ti ritrovano congelata ma santamadonnina che bellezza!!
Il Santo, impavido che manco Braveheart, si è immerso a metà vita.
Oh bhè anch’io. Con la maglia e il foulard, ovvio. Uno spettacolo che non mi si poteva vedere, ma era per la cervicale!Alice pure con le ciabatte. Mi chiedo come facciano gli autoctoni.Abitudine, credo (anche se qualcuno aveva la muta). Invece quei ragazzi di cui vi parlavo sopra (quelli con la muta e il caschetto, ricordate?), ecco quelli erano così conciati perché si lanciavano dalla scogliera. Dei tuffi che pareva di essere alle Olimpiadi.

Mangiamo in tutta tranquillità e dopo, tanto per favorire la digestione, non ci facciamo mancare una bella passeggiata lungo la costa tra sali, scendi (e muori) con un vento che vista l’altezza, ci spezzava l’osso del capocollo.Ma lo spettacolo non aveva eguali.

Riprendiamo l’auto per spostarci e ci dirigiamo a Lulworth Castle (già che siamo lì, no?) dove per strada ci attraversano scoiattoli come se fossero gatti neri. Qualcuno sa se lo scoiattolo che attraversa porta merda?
Comunque.Il castello è quello che vedete fuori. 


Dentro è completamente vuoto, ma in perfette condizioni. Quello che a prima vista ci sembrava un castello che avesse da offrire poco, in realtà ci ha piacevolmente sorpreso e allietato la giornata. Per prima cosa, tutta la parte interessante della sua storia è nei sotterranei. Lì si viene guidati attraverso gli anni da ricostruzioni, video e immagini. Non solo, ci sono moltissimi giochi e stanze ludiche per bambini ( e non). Cose simpatiche come ‘Costruisci il ponte e se sbagli ti cadono tutti i pezzi addosso ma son dettagli’ o ‘Fai il puzzle del castello entro cinque minuti sennò arriva un corvo nero e ti stacca un orecchio’ Ovviamente sto scherzando, ma lì dentro ci siamo divertiti da morì. Ma la cosa più sensazionale è stato scoprire il retro del castello, perché ci permetteva..di giocare a golf!
Ehm…sì vabbè erano le mazze per bambini ma volete che io non abbia giocato? Vojo dì, quando mi ricapita?La tecnica è un tantino da rivedere, ma ragazzi ho stoffa da vendere!

Infatti, era meglio se facevo la merciaia, non ho preso una buca. Una che fosse una. Non solo: mi hanno preso per il culo pure alcuni bambini presenti.Non c’è mai fine alle figure di merda. Mia figlia invece pareva non avesse fatto altro in vita sua. Non è mica giusto.
Dopo aver riposto le mazze (che è meglio vista la scarsa attitudine della sottoscritta) abbiamo pascolato nel grande parco circostante e una volta raggiunta l’auto abbiamo deciso di proseguire per Swanage. Lo so, vi state domandando “Ma quanto cappero dura una giornata?”. E’ quello che ci chiedevamo noi, ma quando dalla dimora parti alle 8.30 massimo alle 9 e non hai intenzione di rientrare prima delle 19-20, la giornata è mooooolto lunga. E poi, in questo caso, non sono proprio tappe, son tappine. Passiamo di lì, vediamo com’è.
E Swanage è una piccola cittadina di mare, un po’ grezza se vogliamo, ma con un profumo di fish and chips così buono che se chiudo gli occhi lo risento pure ora. E mi piace l’odore di pesce nei porticcioli, ha un che di magico.

Qua la gente aveva proprio l’aria di godersela, con bambini che mangiavano con le mani enormi quantità di pesce e patate e ragazze (gnocche) che cenavano sul marciapiede come dei clochard. Il tutto condito da birra e colori accesi di un luna park.L’aria però si era fatta pungente e mi sono sorpresa più volte a vedere la stranezza (bella) di questa gente. Una bionda con giacca a vento e stivali invernali in compagnia di una mora in canotta e infradito.
Ai nostri occhi paradossale. Qui se è caldo è caldo per tutti, se è freddo idem. Qua no. E il bello è proprio quello (se cominciamo con le rime è finita...)
Lasciamo Swanage nel tardo pomeriggio di una domenica assolata, ergo:troviamo un po' di fila nel percorso suggerito da Miranda. Ma il Santo driver imbocca stradine secondarie che ci fanno attraversare e assaporare l'atmosfera graziosa del Dorset, con i suoi inconfondibili cottage di paglia.

La sera sì, eravamo un po' stanchini, e ci siamo mangiati un etto di spaghetti al pomodoro a testa, ma vojo dì, se mi volevo riposare stavo a casa, giusto?
E l'indomani...oh l'indomani che avventura!
Ma farò un altro post.E altri ancora.
p.s. le altre 1277 foto sono su FB sull'album apposito. Oh, se le metto qui svampa tutto!!

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