mercoledì 29 maggio 2013

Io amo la tecnologia.

Sì, sono un po' incasinata. Ma dov'è la novità? Ultimamente la media è di un post a settimana, son troppo scarsa.
Comunque vi voglio rendere partecipi del mio super impegno.
In questa settimana:
ho aperto dieci volte la pagina di word dove avevo cominciato a scrivere della gita a Roma da Papa Frà. Lo richiusa altre dieci volte perché : ho risposto a una telefonata, sono corsa a star dietro alla vellutata di zucchine che mi stava bruciando, ho salvato Charlie che si stava impiccando coi fili del computer che amorevolmente aveva tirato fuori dal mobiletto e ripassato l'impossibile con Alice perché siamo quasi a fine scuola e i compiti e le interrogazioni fioccano come neve a Maggio. Perché ora nevica anche a Maggio, essì.
Poi cosa è successo? Vediamo... ah sì, Charlie si è cappottato da una certa altezza e s'è azzoppato per un giorno. Quando dico che è pazzo, dico il vero. Siamo stati in apprensione manco fosse attaccato alla bombola d'ossigeno, ma poi tutto si è risolto. Fino a ieri. Che si è cappottato di nuovo e andava tutto sminchiato come un carrello dell'iper con la rotina che cigola. Prendeva di qua e andava di là. Giuro, faceva pena. Oggi sta bene, salta come un grillo, mangia come un lupo e rompe come una suocera.
Poi è successo che sto Charlie, la sera, bisogna che tu lo metta a letto. Cioè, non pensare di prendere e andare a lavarti e poi in camera da letto. Ma sei pazzo? No, devi stare lì, gli devi fare le coccole, lo devi accarezzare e lui, tranquillo tranquillo, solo così si addormenta. Altrimenti si pianta alla porta della camera da letto e miagola come se lo stessero strangolando, ti perfora i timpani e ti scekera le gonadi.
Quindi abbiamo imparato che la sera lo mettiamo tra noi sul divano, facciamo a gara a fargli le coccole e poi bacino e a nanna. No, ditemi se è normale. Certo che no!
Poi che è successo? Ah sì, mi si è rotta la lavatrice. Ganzo, vero? Ma non tutta. S'è rotto l'oblò. Al che io pensavo di dover ricomprare tutto, ma invece ho trovato un negozio di ricambi che m'ha dato solo l'oblò. Dovevate vedermi l'altra mattina. Io che guido e l'oblò accanto a me sul sedile del passeggero. Messo al contrario sembrava pure la ciambella di un cesso. Dio, che tristezza, parevo scappata da un centro di igiene mentale. Ho pregato come non mai che non mi fermassero a un posto di blocco, perché ero veramente ridicola. Ma ora la lavatrice va di nuovo.
Poi che c'è? Ah, sono diventata tecnologica abbestia. E me ne intendo un casino. Come ho fatto fin'ora senza, Dio solo lo sa. Sono su Twitter da un mese e lo uso con la stessa dimestichezza con cui Lapo Elkann usa i congiuntivi. Ci capisco così tanto che mi sorprendo di me stessa. Non ho idea di cosa sia un astag, chevvordì quando ti rituittano, e c'ho messo un'ora per capire di avere anche lì la possibilità di mandare un messaggio privato. Io vedo solo numeri, segni e cose incomprensibili come un orbo che guarda il pannello delle lettere dall'oculista. Cosa vede sto disgraziato? Nulla! Io uguale.  Però oh, ce l'ho.
Poi, da pochissimo, ho pure un account su Instagram (si dice così?) e quello mi garba un po' di più perché puoi fare le fotine e ci metti i filtri, poi riscatti e ci rimetti un filtrino, e poi scatti di nuovo...sì, okay avete capito. A quarant'anni mi diverto così, chi l'avrebbe mai detto. Speriamo non mi venga a noia, perché il problema della tecnologia per me, è proprio questo. Mi esalto in un secondo e in altrettanti secondi mi scasso. Badate bene che su Instagram io scatto solo foto, e ho messo un commento. Mi sa che c'è da fare un casino di altre cose ma se volete che io muoia ditelo! Una cosa per volta, perdio!
Poi ho cominciato pure a giocare a Ruzzle. Che all'inizio non c'ho capito un Razzo. Ho sfidato una manciata di persone e m'hanno fatto un culo come un cappello da prete. Anche lì, con calma. Arrivo. Sono riuscita a superare i 1200 punti.Wow. Però anche lì il primo giorno c'ho giocato tanto, il secondo un po' meno, il terzo un pochino, il quarto per niente e oggi  "Cos'è Ruzzle?". Io mi sminchio subito.
E poi che è successo? Ah sì.
Ehm...
Oggi mi ha contattato un giornalista via mail. Roba che quando ho letto il testo m'è sembrato di vedere la Madonna.
E niente, poi mi ha telefonato.
No, non per sapere se la pizzeria accanto a casa mia il mercoledì è chiusa, ma per farmi un'intervista riguardo al libro. 
Credo di aver girovagato in tondo col telefono in mano come un criceto rincoglionito nella ruota della gabbia. Credo anche, senza alcun dubbio, di aver  camminato così tanto nel solito posto da aver fatto un fossato dove ora posso gettare tranquillamente dei coccodrilli.
Uscirà un articolo in un quotidiano, non so quando, credo a breve, dove si parlerà di me e soprattutto del mio romanzo.
Le cose che mi hanno scioccato non sono state le domande precise, le dichiarazioni riguardanti la trama o il contesto nel quale verrà inserito l'articolo, che di per sé è una cosa bellissima ( e se Moccia camminava Tre metri sopra il cielo, io son nell'Universo bello mio) ma è stata la seguente domanda: "Ai fini della buona riuscita dell'articolo, mi servirebbe una sua foto. È possibile?"
E gli ho detto "Sì"
Ho detto sì.
Non mi ci fate pensare.
Che se penso che ci sarà un articolo dove si parla di me e del libro mi sento male e vado al gabinetto.
Perché la felicità, quella vera e sana, a me fa quell'effetto lì.









mercoledì 22 maggio 2013

Vado in un posto deserto



Che ore sono? Mezzanotte e qualche cosa, e io tra due ore parto. Inutile che fate le battutine tipo "Parti sì, ma di cervello!" io tra due ore parto per davvero. C'ho già tutto pronto: lo zaino, i panini per il pranzo al sacco, la bottiglietta dell'acqua... tutto a posto.
E ndo vado a notte fonda?
Da Papa Francesco.
Tho!E ti pareva che io non ci vado da sto Papa ganzo? No, perché è ganzo per davvero. Come scansa le transenne e va a giro tra la gente lui, nessuno mai.
Insomma, alle due parto con sta gita della parrocchia  per essere a Roma di prima mattina in udienza da Francy.
Io. Con la gita della parrocchia. Immaginatevi di tutto.
Ma non parto sola, parto con Alice e la mì mamma sprint. Andrea no, rimane a casa con Charlie e non oso pensare a cosa troverò domani sera. Faranno festa 'sti ragazzacci.
Comunque. Vista l'ora di partenza così agevole, non sono andata nemmeno a letto. Il rischio sarebbe stato troppo alto e il risultato devastante. Se dormo solo due ore, per poi svegliarmi e prendere  l'auto, cioè non arrivo dal Papa, arrivo direttamente dal Creatore. E allora sono qui che spippolo al piccì, che è l'unica cosa che mi fa stare sveglia, con una tazza di thè concentrato, tipo tre bustine a tazza. E fa effetto, eh? C'ho due occhi così, paro un gufo.
La mì mamma ha deciso di aspettare l'una e mezza giocando a carte con le amiche, Alice ha dormito ottanta minuti e ora è lì che gioca con Charlie (Perché lui l'ha svegliata per giocare, ovvio), il Santo è a letto e io son qui che scrivo sto post.
Vi do altre notizie: domattina a Roma troveremo un tempo fantastico!
Mette pioggia. Temporali. Fulmini e saette. Preciso, no? Ma noi saremo lì impavide nelle nostre cerate giallo canarino. Francesco non mi vedrà mai, ma mettiamo il caso che mi veda...cioè mi vede con una cerata gialla in capo e il mascara colato sulle guance dall'acqua che prenderò. Ma vi pare bellino? Io è la prima volta che vado dal Papa, da qualsiasi Papa e ci andrò così. Metti che c'è Rai1. Non ci voglio pensare.
Ma noi andiamo per lui. Che uno può credere, non credere, essere scettico e varie ed eventuali, ma io sento che voglio andare da questo Papa che mi sembra così diverso, innovativo...non so, voglio andare e basta. Sono una che non si fa troppe domande. Se mi va, piglio e vado, bon!  E quindi ci saremo, insieme a sette miliardi di persone che la pensano più o meno come me. Un posticino intimo e deserto diciamo.
Ma so che sarà emozionante, un'esperienza allucinante e bellissima già tra meno di due ore, quando partirò con quelli della parrocchia alle due di notte.
Alle. due. di. notte.

Maremma gitana!







mercoledì 15 maggio 2013

Il nuovo arrivato




Non è finto, è vero. Straordinariamente vero. Anche se sembra un pupazzino, però.
E io sono innamorata e impazzita nell'arco di due ore, che ve lo dico a fare. Guardate che muso.No, vabbè, parliamone!Sì, parliamone. Questo è il nuovo arrivato a Casa di Simo. Un maschio rosso probabilmente a pelo semilungo, un misto tra il Re Leone e Romeo degli Aristigatti. Abbiamo subìto il suo fascino, non ce n'è.



E siamo tutti contenti di averlo con noi, tutti tranne Minù che è incazzata nera. O almeno mi pare. Stamattina è entrata in casa tutta tronfia come la Regina indiscussa del castello e, tho!, c'ha trovato il principino che trotterellava per i cazzi suoi in cucina. Si è bloccata, l'ha guardato, si è avvicinata e ragazzi, avete presente la pubblicità delle Vigorsol? Dove lei stappa la bottiglia e manca poco dal getto d'aria le si stacca la testa? Paro paro. Gli ha dato una soffiata che manca poco il micio me lo ritrovo nell'acquaio. Lui è rimasto col pelo tutto indietro, un po' così, tipo viaggio in Vespa senza casco. Ma è rimasto al suo posto. Lei, non contenta, gli ha girato intorno e gliene ha fatta un'altra. Credo che il sottotitolo sia stato “QUESTA E' CASA MIAAAAAAAAAA!!!Brutto nanerottolo rosso di merda!!ARGHHHHHHH!!!!” Poi è voluta uscire e ora è fuori, sulla sedia da giardino, girata di culo. Cioè, manco mi guarda. Le passerà di sicuro, lei fa così ma ogni volta che c'è un gatto nuovo, fa l'incazzata per mezza giornata e poi offre pure la sua ciotola. Che poi, ma cosa si incazza? Non è credibile una gatta che fa queste scene e poi si scansa per far mangiare nella sua ciotola due ricci. Lei c'ha da tenere la parte ovviamente, ma Gassman non c'è per nulla. È un'attrice nata.
Comunque lui è...
lui è...
No, ma seriamente pensate che trovare un nome a un gatto sia facile?
Ma quando mai. Il toto nome è iniziato domenica e non vi dico le varie opzioni.
Io volevo chiamarlo Oscar, come suo padre. Ma non piace ad Alice.
Il Santo voleva chiamarlo Ottavio.
Ottavio, vi rendete conto? Mi poteva anche piacere ma mi verrebbe da metterci anche chessò...Decimo Meridio. Ottavio Decimo Meridio, il gladiatore... Wow!!
Alice si è ficcata due dita in gola.
Lei ha proposto Ciuffo.
Ve prego, gnaàpossofà. Poi mi viene in mente la Colò sull'aereo col koala della kinder, per carità.
Mi piaceva Snoopy. Mi hanno risposto “È un cane”
Mi garbava un casino Lenticchia, o Mirtillo. Alice, visto che è rosso, ha proposto anche Ribes. Andrea ha minacciato di andarsene di casa.
Alice ha rilanciato con Matisse o Bizet, per proseguire (dopo Minù) con gli Aristogatti, io ho detto ma anche no e se deve essere Disney allora Nemo. Mi hanno risposto “È un pesce”
Wisky no, perché avevo già un gatto che si chiamava così.
Nomi tipo Batuffolino, Briciola, Pallino, Ciccino, Amorino, Cuoricino, insomma quelli ad alto tasso glicemico non ci garbano.
A me e al Santo piaceva molto Artù, ma Alice ha detto “Vi lancio la tavola rotonda”.
Che poi il nome non è da sottovalutare, cioè deve rispecchiare un po' il carattere, no? Se hai un micio tremendo che si attacca alle tende, ti sfrangia il divano e ti caca nella scarpiera, hai voglia di chiamarlo Amore, Zuccherino o Batuffolino. Questo è una iena. Al contrario se hai il micetto più piccolo della cucciolata, timido e introverso è inutile che tu lo chiami Golia o Zeus, cioè gli sta male, capisci?
Quindi abbiamo una giornata per capire quale sia il carattere di questo micio e a dire il vero ha iniziato alla grande. Tipo che è stato bravissimo perché dopo un'ora che era in casa ha già fatto i bisogni nella cassettina, è coccolone, si fa abbracciare e accarezzare, se ti avvicini ti viene incontro e cerca le mani. Dall'altra è un tipo strambo che, visto che lo sportello della cucina era aperto, ha fatto un triplo carpiato tra la pattumiera e i saponi per poi andare a fare una giratina sotto la cucina. Ho dovuto smontare lo zoccolino perché lui da dentro la stava prendendo a testate miagolando “Fatemi uscireeeeeeeeee!!!” Quando è uscito aveva dei rotoli di polvere addosso che quasi non lo riconoscevo. Era improvvisamente diventato grigio e lanoso come se l'avessi messo in lavatrice insieme a un maglione nero di cachemire. E poi è coraggioso. È alto meno di un barattolo di pelati e si vuole lanciare dalla panca senza paracadute, lui. E poi rotola che è una meraviglia. Soprattutto quando gioca con un filo e si rizza sulle zampe posteriori. Tiene la posizione per due secondi netti poi gli pesa il culo e si cappotta.



E poi ha già i suoi gusti ben precisi. Per esempio gli piace la panca. Ma siccome è nano parecchio, quando ci vuole salire miagola. Tu lo metti sopra e lui si cheta. Bho, pare finto.



A volte dorme:


Altre volte è molto interessato alle attività di famiglia, tipo lo studio dell'inglese da parte di Alice.


E ora, dopo tutte queste attività e queste sue scelte, lo abbiamo guardato bene negli occhi cercando di capire che nome gli stesse bene. E subito ce n'è stato uno, soprattutto dopo aver visto questa foto. Vi presento:


Charlie. Cioè, senza volerlo è venuta fuori sta foto. Non c'è Batuffolo che tenga, questo è un Charlie fatto e finito, gli sta proprio bene.
È o non è un ganzo? Io lo adoro già.
Voi che nomi avete dato ai vostri animali domestici? E perché proprio quel nome lì?
Ora scusate, vado a stritolarlo un pochettino!





mercoledì 8 maggio 2013

Poche cose uccidono come il cambio degli armadi





No, ma ditemi voi che piaga.
E mi sa che siamo tutti sulla stessa barca, come disse Schettino.
Il cambio dei vestiti in primavera e autunno è qualcosa che mi uccide. Perché anche se ripongo tutto pulito, tutto ermetico, tutto sigillato e tutto a modino, io, una volta sfatte le scatole, rilavo tutto. Ogni volta. E non ho problemi di muffa, tarme o pantegane. Proprio ci sento quel che, quell'odorino di chiuso che io nonjelafò. Quando mi metto una maglietta non ti dico che devo sentire un 'orchestra di fiordalisi con tripudio di lavanda, ma il profumino di bucato sì. E quindi immaginatevi con sto tempo ballerino dove piove un giorno sì e uno no che guerra è stata.
Sabato il tempo era bellissimo ed era la giornata perfetta per fare tutto ciò, ma io mica ce l'ho fatta. Seeeeeee. La mattina sono andata in centro a comprare il regalo a mio fratello per il suo compleanno, il pomeriggio (quasi tutto il pomeriggio) mi sono dedicata alla realizzazione della sua torta. La prima con pasta di zucchero. No vabbè, non vi dico il divertimento, non me l'aveva detto nessuno, ma è come giocare con il pongo!!Mi mancavano le formine ed ero a posto. Ho pure trovato i pennarelli alimentari, una figata, tipo che ora posso scrivere Ti Amo sulla brioches che porgo al Santo o Sei la mia vita sulla cotoletta che friggo ad Alice. Ma non è fantastico? Ah, vanno solo sulla pasta di zucchero. Uff...vabbè però è ganzissimo. Ora proverò a fare degli esperimenti. E mi salterà non solo il contatore ma tutta la cucina. Garantito al limoncello.
Visto che è musicista la scelta è ricaduta su uno spartito:





Apro parentesi:( 1- i dischi di torta sono bagnati con il succo delle pesche sciroppate e la farcitura è di marmellata di albicocche. 2- La torta ha la glassatura variegata al doppio cioccolato. 3- Se non mi muovo a fare le foto mi si strugge tutto. 4- ma se non le faccio fuori in casa vengono una ciofeca. 5 - Se ero Oliviero Toscani o Luigi Biasetto non ero qua) Chiudo parentesi.

Mi sono servita del mattarello, dello zucchero a velo e...della squadra di Alice per fare un lavoro bello preciso. Sì, ho copiato dal suo quaderno la chiave di violino perché non me la ricordavo.
Ho disegnato delle note a caso sentendomi un casino Mozart e pensando di fare un capolavoro. Alice ha provato a suonarlo e amorevolmente mi ha detto “Mamma, come compositore fai pena. Prova con l'ippica” Vabbè, ma sennò ero perfetta, nevvero?Insomma la torta ha fatto un figurone anche se mio fratello lì per lì ha creduto che l'avessi fatta io come mi avrebbe creduto se gli avessi detto “Ho ricevuto un Nobel per l'astrofisica”

 

E quindi niente, sabato tutta concentrata sulla torta, ma sabato sera, ottimista abbestia, mi dico “Domani. Domani metto la lavatrice in funzione, sacrifichiamo una domenica ma devo assolutamente fare il cambio degli armadi, perché qui non c'abbiamo più nulla da mettersi” Il Santo ha annuito dentro la sua maglia a collo alto e i pantaloni di velluto.
Scherzo, non ce l'ha nemmeno mai avuti i pantaloni di velluto.
La notte mi sogno che i panni vanno da soli in lavatrice, escono trotterellando e si stendono da soli sotto un sole cocente e per finire (alleluia) si stirano da soli miracolosamente. Mi sveglio con la faccia a ebete sotto una serie di bombardamenti. Pare di essere a Beirut. Ma sono tuoni, porcalamiseriacciazozza. Tuoni, lampi e pioggia a secchiate.
Ma non gliela do vinta, ho detto che oggi fo' il cambio e faccio il cambio!Tzè, ma siamo matti?
Sì, un pochino sì. Ho messo su quattro lavatrici facendo la spola tra la casa e la stanza lavanderia e i vicini mi avranno presa per pazza perché chi è che si mette a fare quattro lavatrici con tutta quella pioggia? La Simo, e chi sennò? Avevo le camere da letto che pareva ci fosse scoppiata una bomba, un manichino di quasi un metro e sessanta che continuava a dire “Questo no, questo non mi sta più, questo mi sta stretto, questo mi sta corto, questo è ritirato...” in poche parole Alice si deve rifare il guardaroba perché è diventata una pertica.
All'una avevo una miriade di panni fradici che ovviamente non avrebbero asciugato manco per una ceppa, ma non mi sono data per vinta e subito dopo pranzo mi sono sparata una bella gita all'asciugatrice a gettoni. Sono partita da casa con quattro bustoni pieni di panni e sembrava me ne andassi di casa. Tipo che raccatti due vestiti alla rinfusa, urli “Basta!Me ne vado!” e ciao. Il Santo quando mi ha visto così, c'ha sperato e quasi creduto, ma haimè io son tornata mezz'ora dopo con i miei 65 quintali di panni belli asciutti. E alla lavanderia a gettoni non c'era manco uno straccio di Nick Kamen che si toglieva i pantaloni per lavarli. In compenso c'ho trovato una ottantenne che nell'attesa si è andata a comprare il gelato, e tutte e due siamo rimaste sedute su quella rigida panchina ipnotizzate dal roteare dell'oblò. Che tristezza.
Ma io dovevo portare a termine la missione con o senza Nick Kamen. Eh.
E ci sono riuscita. Riuscitissima. Sapete ora qual è il problema? Bravi, stirarli. Se ci penso mi appendo ai fili fuori per le orecchie, mi rinchiudo un dito nella portiera, mi affogo nella vasca da bagno. Non ho voglia, ma devo, devo farlo.
Voi l'avete fatto il cambio degli armadi? Sapete gestirlo bene? Obbravi. Allora datemi delle dritte.

p.s. Il libro sta andando benissimo, ci sono già delle belle recensioni, mi scrivono in privato per farmi i complimenti e tutto ciò è... inaspettatamente fantastico.
Grazie.



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