martedì 30 luglio 2013

Un non post

Sto scrivendo questo post dalla montagna. Venti gradi di giorno e dieci la notte. Un venticello fresco che mammamia. Un'arietta che guarda, non te lo sto nemmeno a di'.
Non è vero, sto scrivendo da casa con il condizionatore che mi punta l'osso del collo e 38 gradi fuori. Vi volevo fare solo un po' di invidia. Ma poi se domani sto torta e gobba come Quasimodo non mi invidierete per nulla. 
È un'estate strana, nevvero? Un po' afosa, un po' nebbiosa, un po' nuvolosa, un po' ariosa, un po' furiosa, bho, quest'anno ci sono tutte.
Che dire. Non ho argomenti validi per il post di oggi. D'estate un po' sono ridimensionate le attività perché si suda, è caldo, si esce di più (e c'è poco tempo per scrivere), si va al mare, si va in piscina e chi più ne ha più ne metta.
In questi giorni ho avuto un mal di testa colossale, na roba che mi son drogata talmente tanto con le medicine che la notte ti c'avevo due occhi così. Parevo un gufo. Il Santo, poraccio, mi avrebbe presa a badilate pur di farmi stare ferma, perché io mi agito. Già mi agito quando dormo, figuriamoci quando non dormo. Mi verrebbe da svegliarlo e farci due chiacchere, chessò sul tempo, sull'economia del paese, su come Belèn stia crescendo quella povera creatura...roba che mi farebbe venire sonno per forza.
E poi che ho fatto? Ah sì, abbiamo portato Charlie a fare il vaccino, anzi il richiamo. La solerte veterinaria, alla prima iniezione ci avvertì "Se in questi giorni lo vedete stanco, insonnolito, apatico, niente paura: è il vaccino"
Ecco, prendete quello che ha detto e fatene il contrario. Dopo un'ora siamo tornati a casa e sembrava avessimo aperto la porta al figlio di Satana. Il vaccino gli ha fatto l'effetto contrario. Una belva. Saltava come un grillo, mangiava come un maiale e cagava come un elefante. Quattro bestie in una. Manco un transformer.
Agitato, giocherellone, casinista, dove passava lui cascavano fogli, vasi e telecomandi. Praticamente Attila. Sorvolo sul fatto che il Santo abbia detto "Mi ricorda qualcuno..."
Si sa, ognuno sceglie il proprio gatto a istinto e se io ho scelto lui, un motivo ci sarà.
Quando l'ho raccontato alla mì mamma, lei riservandomi un bel sorriso mi ha detto "Da piccola, da quanto eri agitata, mi consigliavano di darti un po' di valium. Ho dovuto smettere, ti faceva l'effetto contrario" Ecco, voglio dire.
Insomma abbiamo il Charlie double face: o spalmato sul divano a palle all'aria sotto il getto del condizionatore o (quando esce dal coma) iperattivo ai limiti della sopportazione. Aspè, non ho detto tutto:si crede di essere un cane. Se gli lanci un oggetto, lui corre come un pazzo, lo prende in bocca e te lo riporta. O sennò lo nasconde da qualche parte e questo oggetto non lo ritrovi più. Giust'appunto stavo pensando... quanto peserà una suocera?
Sto scherzando, pora suocera mia che m'ha fatto uno come il Santo.
Poi che dire?
Ah sì, che tutti vanno o sono in ferie.
Voi dove andate di bello?
O dove siete di bello?
Su, scrivete e ditemelo voi, che io già a scrivere questo breve testo sto sudando come un beduino che fa la maratona nel deserto.
Sì, perché adesso ho spento l'aria condizionata visto che sto diventando la prima cosa più storta a Pisa dopo la torre.


lunedì 22 luglio 2013

Viaggi: il mio modus operandi.

È caldo.
È estate.
È tempo di vacanze, viaggi, e ferie. Allora oggi scrivo di questo. Mi rifaccio a una domanda che mi ha rivolto Simona a questo post: "Com'è che organizzi i tuoi percorsi turistici?" e io le promisi che, visto il tema, ci avrei fatto un post.
Ed il post eccolo!
Ma che culo che ti c'avete.
Quindi rispondo a lei, ma potete leggere tutti, suvvia.
La sua domanda nascondeva altri quesiti come "Come fate a non tergiversare e andare dritti al sodo. Come fate a incastrare tutto quanto. Come fate a organizzare così bene le giornate quando vi trovate all'estero. Come fate. In generale"
Ecco come lo famo. Lo famo anche strano.
Allora. Non so manco da dove partire, e non è una battuta.
Prendiamo per esempio  il viaggio dell'anno scorso, okay? Lo sapete tutti che amiamo molto la Gran Bretagna e bla bla bla, quindi durante il ruminamento dei neuroni alla ricerca di un nuovo luogo da visitare mi parte l'embolo Jane Austen. Guizzo. Idea. Visiteremo i luoghi della sua vita e i posti dove ha tratto ispirazione per i suoi romanzi. E siamo partiti da lì.
E il punto 1 lo abbiamo:sappiamo dove andare.
Lo step numero 2 è: cosa c'è nei dintorni da visitare. A quel punto ci facciamo una mappa suoi luoghi più belli. Vediamo i dintorni, misuriamo le distanze, i km e altre attrattive.
Il viaggio, almeno in teoria, prende forma. Lasciando un ampio margine per l'ispirazione del momento. Ma questo lo vediamo più avanti.
Step numero 3: cercare una casa che ci permetta il maggior numero di spostamenti. In genere la cerchiamo al centro di tutto quello che vogliamo visitare e ci muoviamo a raggiera. E la scelta della casa non è mai da sottovalutare, almeno per noi. Non penserai mica di darmi una casa a caso? Scusate la cacofonia.
No, la location per noi è molto importante. In genere cerchiamo una sistemazione in luoghi molto tranquilli, immersi nel verde e che ispirino parecchio. Tipo che in Normandia avevamo una casina a pochi passi da Utah beach, la spiaggia dello sbarco. Brividi.E in Bretagna, ad esempio, ci addormentavamo col rumore del ruscello e la finestra della camera da letto si affacciava sul bosco. Aspè, ora parte la colonna sonora de La bella addormentata nel bosco. Aspè che arriva.




 E in Cornovaglia il nostro lodge era immerso nel Dartmoor National Park. E in Galles...no ma davvero potrei non finire più. Quindi scelta della casa fatta.
E queste son cose che facciamo da casa. Basta. Stop. Ricapitoliamo: abbiamo una casa, un'intera contea (o due o tre)  da visitare, una decina di luoghi sotto la dicitura 'da non perdere', dieci/quindici giorni a disposizione, e un'auto.
Una volta arrivati a destinazione, buttiamo l'orologio e iniziano le danze.
La mattina ci svegliamo presto e non per scelta. È la normale conseguenza dell'andare a letto all'incirca alle dieci e mezzo. Andare a letto più tardi, gnaàfacciamo proprio. Perché viaggiare in auto è bellissimo ma ti sfianca un pelino. E se volevamo dormire fino a mezzogiorno stavamo a casa. Comunque, niente sveglia caricata. A svegliarci ci pensano spesso i gabbiani, il sole che filtra dalle finestre senza tende pesanti,i rumori del bosco, e le nove ore filate che ci siamo fatti. Quindi in maniera molto naturale e senza stress.
Colazione. Con calma. Mooolta calma. E abbondante. Mooolto abbondante. Se è bel tempo la facciamo fuori, se ci sono dieci gradi la facciamo dentro. A volte accendiamo la stufa. Ad agosto.
Tra una tazza di thé e una fetta di torta di mele ci domandiamo: dove andiamo oggi? E qui si gioca la carta meteo:se è bel tempo facciamo la costa e il mare, se è così così, praterie, brughiere, abbazie, cattedrali, (insomma un po' di tutto) se è brutto parecchio ci buttiamo nelle città e nei musei.
Dopo mangiato sbaracchiamo il tavolo che viene invaso da cartina, mappa, navigatore e guida.



Ci facciamo mentalmente un tragitto approssimativo. E quando dico approssimativo intendo: "Andiamo qui. Nel pomeriggio di qua. Nel mezzo non si sa"
Mentre il Santo e la baby si lavano e si preparano, io lancio le tazze nel lavello (non mi metto a lavarle) e mi dedico al fattore cibo. Preparo panini, tramezzini e varie leccornie, tra cui della cioccolata (che non manca mai) e le ficco nel frigo da viaggio. Preparo scarponcini da pioggia, cerate, costumi e asciugamani (trova l'errore) e carico la macchina fotografica. Poi vado io al lavaggio e il Santo si occupa di preparare lo zaino con mappe, mappine, carte, guida, cavalletto macchina fotografica, cellulari, caricabatterie e ammennicoli vari. A lui il compito di controllare quanta benzina abbiamo, i km che faremo, e che io abbia chiuso il gas. Alice deve controllare che nel suo zaino ci sia la giacca a vento e un paio di calzini asciutti.
Pronti, si parte.
Se è bel tempo ad esempio andiamo verso la costa. Scendiamo ognuno col proprio zaino e pascoliamo come capre impazzite. Il cibo che è dentro al frigo portatile viene trasferito nello zaino termico e lo porta sempre Alice. I panini son leggeri. Gli zaini più pesanti (con l'acqua) toccano a noi. Spesso scendiamo in spiaggia dopo lunghe camminate sulle scogliere e ci mangiamo un panozzo davanti all'Oceano, così.



Roba che io potrei anche starci anni. Ci rilassiamo con poco, che vi devo dire. A volte ci scappa un mezzo bagno (l'acqua è un tantino fredda) a volte no.Poi, quando ci va, proseguiamo. Possiamo rifare un tratto di scogliera, o andare subito all'auto per un'altra destinazione, scegliere di fare un tratto panoramico fermandoci in più punti o prendere l'autostrada per raggiungere più velocemente un altro posto. Dipende cosa vogliamo fare. L'unica certezza è che tra un posto all'altro scegliamo sempre la via più suggestiva. Tipo che magari la distanza è di un'ora, noi ce ne mettiamo tre perché nel mezzo abbiamo avvistiamo un castello che bho, sarà bellino? Via, si va a vedere. O magari attraversiamo la brughiera e ci fermiamo a sdraiarci tra l'erica. Così. Senza fretta, senza orologio, senza una meta apparente. E ogni scusa è buona per entrare in qualsiasi Tea Room che incrociamo sulla strada. Perché, non lo vuoi prendere un theino? Annamosù!



Capite bene che questo modo di viaggiare implica che lo si faccia da soli. Cioè, se  a noi ci piglia di stare due ore a contemplare una prateria, magari leggendo un libro su un plaid e un thermos di thè a fianco, siamo liberi di farlo.


E magari sta prateria (se così vogliamo chiamarla) non l'avevamo nemmeno contemplata. Questo è un modus operandi che a tanti può sembrare anomalo. E badate bene che cosa ci eravamo prefissati la mattina (tipo di vedere questa cattedrale) lo abbiamo fatto o lo faremo. E il 'nel mezzo' che per noi fa la differenza. E non abbiamo orari, cose fisse. Possiamo mangiare a mezzogiorno, come alle due o alle tre. Possiamo mangiare in riva al mare, sulla sommità della scogliera,
 nella brughiera con un vento che ti spezza l'osso del collo, ai piedi di un castello, tra le pecore (dio, come ti fregano il panino!) in riva a un lago, seduti sul tronco di un albero, sotto una pioggia battente,


o in un parco tra scoiattoli e lepri.


Dove ci pare. E poi niente, al ritorno spesso ci fermiamo nei paesini, compriamo qualcosa per cena e la strada non è mai quella dell'andata. Scopriamo posti nuovi.
Quando arriviamo, spesso il Santo va a correre. Footing. Per la linea? Macché. Per godere di correre in un verde che più verde non si può. Si rigenera. Respira. Incamera e quando torna mi racconta. Io nel frattempo preparo la cena (semplice, perché sennò andavo al ristorante) e Alice apparecchia.
Ceniamo con la palpebra che già è in fase calante, guardiamo i notiziari e il meteo. Ci serve per capire più o meno dove buttarci il giorno dopo.
Dopo cena (e qui viene il bello) Alice sparecchia, il Santo fa i piatti. "Qui non c'è la lavastoviglie. Sei in vacanza anche te" e io li asciugo. Na roba da diabete proprio. Però oh, è una cosa collaudata, funziona e si fa presto. Anche perché davvero son sei piatti e un tegame.
Poi ci accomodiamo sul divano al grido di "Dài!Guarda che bel film danno stasera!" e dopo dieci minuti ronfiamo tutti che è un piacere.
L'indomani mattina si riparte e così fino alla fine.
Ecco, più o meno il nostro modus operandi è questo.

Il vostro qual è?




lunedì 15 luglio 2013

Io, turista nella mia città.

Capita che arrivi un invito alla mia Capa.
Capita che la mia Capa, dopo questo invito, dica sconsolata "Oh...io domenica non ci sono..."
Capita che le figlie della mia Capa abbiano già degli impegni improrogabili e in più una soffre il mal di mare/auto/aria e qualsiasi mezzo di locomozione esistente.
Capita che mi venga detto "Noi non possiamo. Che ci vuoi andare te? Dài, vacci te, sarà bello!"
E che dico di no alla Capa mia? Ennò, mi sacrifico volentieri!
Infatti ieri sera parto, con l'allegra famiglia, alla volta della scoperta dell'Arno. L'invito prevedeva navigazione in Arno con piccolo battello (max 40 posti) con cena a buffet a bordo, arrivo al mare sull'ora del tramonto, rientro per ammirare Pisa illuminata di notte. Na figata. Anche perché io in Arno non c'ero mica mai stata. A Pisa lo attraversi, lo vedi, lo segui dalla strada, ma almeno io non avevo mai solcato le sue acque.
E quello che ho visto è stato, anche nella sua semplicità, molto bello.
Siamo partiti da San Paolo a ripa d'Arno, con questo piccolo battello, intorno alle 7 di sera. 


Ci viene presentato il comandante che a battuta qualcuno chiama Schettino. Gli uomini si son dati una ravanata nei bassifondi, le signore hanno dato una ravanata agli uomini sempre nei bassifondi. Se avessi avuto la macchina fotografica pronta avrei immortalato una scena da film porno. Tutti a toccasse.
Il tavolo centrale era già apparecchiato con le stoviglie e lì davvero mi sono chiesta dove tenessero il cibo perché di altri pertugi non v'era traccia. E mi sono immaginata il comandante (che io chiamerò capitano Stubing. Love Boat n.d.r.) dirmi "Ma davvero credevi che ci fosse la cena? Agguanta una canna da pesca, prega che abbocchi un muggine e mangiatelo crudo. Che non ti piace il sushi?". 
Cominciamo a navigare con un venticello caldo che ci accarezza i capelli e devo dire che la sensazione è stata troppo forte. Vedere il fiume da quella prospettiva è forte.
Dopo un'oretta si fa spazio tra noi un cameriere che ci offre un prosecchino di benvenuto. Ma va là che meraviglia! Il Santo ne prende un po', io evito perché già sono 'mbriaca di mio e di lì a breve vengono portate le vivande. Vabbè, non ve lo sto nemmeno a dire. Aria frescolina, prosecco, buffet buonissimo e noi in navigazione sull'Arno, direzione: tramonto sul mare. Ci mancava un Michael Bublè qualsiasi nelle casse ed aravamo a posto. A pensarci bene, c'è stata sempre della musica, ma di Michael nemmeno l'ombra. Dovrò farlo notare alla direzione!
Comunque sia è stato piacevolissimo. C'è da dire che le sponde del fiume non sono tutte uguali. In alcuni tratti, soprattutto appena lasciata la città, gli argini purtroppo non sono curatissimi. Risentono ancora della vicinanza della città. Non sei ancora dentro l'Arno. Ma come ci siamo allontanati un po' ecco che la natura un po' più selvaggia  si impossessa del luogo. Ad un certo punto cominciano ad affacciarsi le grandi reti per la pesca e delle piccole imbarcazioni ormeggiate.


Ma la vera grande e bellissima scoperta è stata quando abbiamo percorso la riva del Parco di San Rossore. Qui la natura è selvaggia e ancora incontaminata.




 Siamo riusciti a vedere una volpe che passeggiava sulla riva, un cerbiatto che col suo collo longilineo ci fissava da sopra l'erba alta (che al nostro concitato stupore è scappato nel verde con grandi balzi) e numerosi altri animali: cavalli , aironi, germani e altri volatili ai quali non saprei attribuire dei nomi. La visione è stata così genuina, selvaggia e inaspettata che nessuno è riuscito a immortalare questi momenti. Azz!
Quando siamo arrivati al mare, lo spettacolo toglieva il fiato.

 I numerosi retoni, che di giorno sembrano vecchie palafitte malandate, alla luce dell'imbrunire assumono un fascino diverso. Non credete?





Il comandante in quel tratto si è fermato per farci godere il tramonto, farci scattare qualche foto, e assaporare questo percorso che non è che facciamo tutti i giorni.
Poi ha virato e abbiamo preso la via del ritorno.
 E anche qui è stata una magia. Stava calando la sera ed essere in quel piccolo battello, a quell'ora e con quel silenzio, ci ha fatto sentire tutti dei piccoli esploratori. Okay, io mi sono sentita subito una gran figa di Donna Avventura, se devo immaginare, immagino alla grande. 
Le foto di questi momenti parlano da sole.



Siamo arrivati in centro a Pisa che era buio. Il comandante ha tenuto spente le luci per farci godere  Pisa illuminata. Abbiamo attraccato allo scalo dei Renaioli dove ci è stato offerto il caffè per poi proseguire fino alle Piagge, dove con una virata abbiamo fatto marcia indietro per poi tornare al punto di partenza.



 Ecco, io non sarei più scesa, per dire. E pensare che tutto sto ben di Dio l'ho avuto a portata di mano fino ad ora. Ma vederlo da lì fa tutto un altro effetto, suvvia.
Comunque sarei rimasta lì fino a che non si fosse spenta anche la più piccola lucina.


Il tour 'Dall'Arno al mare' è finito.
Alla prossima!
P.s. Mi hanno già chiesto come fare per prenotare questo tipo di esperienza. Se interessati contattatemi in privato.






domenica 7 luglio 2013

Finalmente posso svelare cosa sono andata a fare a Milano



No, perché tenere un segreto è un casino. Io, che sono abituata a dirti anche quante volte vado al gabinetto, sto proprio male a non dire nulla, soprattutto se sono belle notizie.
Insomma, come sapete il 28 Giugno sono andata a Milano. Prima mi era arrivata una mail, poi ho parlato con la responsabile al telefono, alla fine son partita per questo pranzo carico di promesse.
Che poi, se vai in gita o a visitare il Duomo di Milano okay, molto bello, ma se vieni invitata per conoscere il vicepresidente di Amazon (VicepresidentediAmazon, capite?) ti può prendere anche un colpo apoplettico. E se ti dicono che lui ci terrebbe molto a conoscerti, puoi già ordinare una bara di faggio foderata di raso rosso, perché tanto di lì a breve sei morta.
Carica a pallettoni t'arrivo a Milano sul tacco 12 rischiando di inciampare ogni tre per due, ma son dettagli. L'appuntamento è in un grande palazzo che mi ricorda un palazzo di giustizia, chissà perché. Varco la grande porta a vetri e davanti a me, alla reception, trovo una gentile signorina che con tono molto professionale mi dà il buongiorno.
Apro bocca per presentarmi e chiedo di chi mi ha contattata. Vengo guidata attraverso un cortiletto, intorno a me solo pareti di vetro e cemento e un'aurea di euforia che non vi dico.
Dio, mi pare di essere una persona importante!
Simo, basta. Contieniti, perdio! Mi scappa la pipì, ho caldo, ho freddo, ho la tachicardia, la bradicardia e un vescica sul tallone. Ci mancava un'herpes e poi avevo tutto.
Faccio dieci passi e sono nel quartier generale di Amazon.
Panico.
Euforia.
In poche parole: avrei bisogno di un gabinetto.
Mi accolgono facendomi sentire una regina.
“La stavamo aspettando”
“È un piacere averla con noi”
“Grazie di essere qui, ci tenevamo molto a conoscerla”
Loro. Conoscere me. Un'ambulanza. Mi ci vuole un'ambulanza. Subito. Ora.
Davanti all'ascensore conosco altri 3 autori. Ci guardiamo increduli e la domanda che si dipinge sui nostri volti è:
“Cosa vorranno dirci?”
Quando arriviamo su, veniamo guidati dentro una stanza dove troneggia la parola Amazon e dove ci aspettano non solo il vice presidente di Amazon, ma anche il team kindle italiano, e i responsabili internazionale ed europeo di KDP (Kindle Direct Publishing).
Na roba da farti rimanere stecchito. Rimango due secondi impietrita. Il mio sguardo vaga per la stanza dove vedo un grande tavolo bianco circondato da sedie, il logo Amazon che occupa metà stanza, un piccolo buffet sulla mia sinistra e facce sorridenti che aspettano che io mi presenti.
Come bisogna presentarsi?
In italiano?
In inglese?
Credo di avere la faccia immobile come una statua di gesso e rivoli di sudore che mi scendono lungo le braccia, grazie all'ascella commossa. Voglio fare bella figura, cerco di darmi un tono, vorrei sembrare quanto meno professionale visto il parterre che ho davanti, ma ovviamente, e come sempre, non ci riesco.
Bando alle ciance, io sono la Simo. Orgogliosa e felice di essere come sono: spontanea, alla mano, schietta, incosciente e un filino pazzerella. E se sono qui, forse è anche grazie a quello. E quindi la vera parte di me, prende il sopravvento, mettendo la riservatezza e la timidezza, dove sono sempre
state:sotto i piedi.
A quel punto, vittime un po' tutti di un leggero imbarazzo (visto che non ci conoscevamo) son partita in quarta e zompettando come una lepre che ha sniffato cocaina, mi son messa a stringere le mani “Piacere, Simona!”
“Piacere, sempre Simona!”
“Piacere, non ci crederà, ma sono sempre Simona!uahuahhauahha!!”
Li ho visti ridere anche se avranno pensato “Che abbiamo fatto di male noi per meritarci questa?”
Ho esordito anche con il poco inglese che so “Nice to meet you!”
“Thank you!”
“Sorry.I don't speak english very very very well”
Insomma, le solite frasi di circostanza.
Dopo averci esortato a servirci al buffet ci hanno chiesto di accomodarci. Siamo rimasti tutti immobili tipo belle statuine fino a che io non mi sono accaparrata una sedia e mi son piazzata alla tavola rotonda. Se dobbiamo cominciare, che si cominci! Man mano tutti hanno preso posto e chi si mette accanto a me? Proprio lui, Nader Kabbani, il vice presidente Amazon. Eccoallà.
ViciniVicini, come direbbero a Striscia.
Avete presente le riunioni dei pezzi grossi nei film americani? Dove sono tutti riuniti a un tavolo grandissimo occupato solo di fogli, bicchieri e bottiglie d'acqua? Dove, attraverso le pareti di vetro, si scorge lo sky line di New York? Dove spesso a quel tavolo si parla di cose grosse, promozioni, lanci di prodotti, progetti e marketing? Ecco, pareva di essere lì e invece di New York era Milano. Ma la mia sensazione è stata la stessa. Quattro scrittori esordienti, validi in Italia e potenzialmente esportabili all'estero, invitati in quel contesto grazie al numero di copie vendute. Grazie al primo posto ottenuto nella classifica di quattro categorie ben distinte.
In poche parole: da morire.
Kabbani poi ha preso parola e ci ha ringraziato di essere lì, si è sentito onorato di conoscerci (figuramoci noi!) e ci ha chiesto uno per uno di parlare del nostro romanzo e dei nostri progetti. La palla l'hanno data subito a me (te pareva?) ma io dribblando che manco Platini ai tempi d'oro, l'ho lanciata a un altro autore generando l'ilarità collettiva. Se bisogna farsi conoscere è bene che sappiano di che pasta (idiota) sono fatta, nevvero?
Poi Kabbani è tornato a me “Adesso mi parli lei del suo romanzo, del suo approccio all'autopubblicazione e dei suoi progetti” Ha smistato due fogli e ho fatto finta di non notare che davanti a sé aveva la mia scheda autore
E son partita, anche se mi fa strano parlare del mio romanzo davanti a una tavola che mi ascolta in silenzio. Ho raccontato della mia esperienza, della mia soddisfazione di essere arrivata, grazie a libro, proprio lì e dei miei progetti futuri. Il mio discorso veniva tradotto mano a mano che le parole uscivano concitate dalla mia bocca ed è stato fortissimo sentire il mio discorso riportato in inglese.
E ho parlato anche di voi. Davvero. Del magnifico gruppo che si è creato intorno a questo blog e su FB . E sapete perché?
Perché a una notizia di Kabbani ho esclamato “Le mì bimbe ne saranno felicissime!” e subito dopo “Presto, i sali!!”
E sono felice anch'io di annunciarvi che Il Male Minore sarà disponibile a breve in formato cartaceo. Lo potrete ordinare sempre su Amazon ma vi verrà spedito a casa tutto bellino rilegato.
Non solo. Se proprio amate girovagare, tra non molto magari, lo potrete trovare sugli scaffali delle librerie.
Infine, sarà possibile anche autopubblicarsi  in versione audiolibro.
Insomma grandi progetti, grandi cose e novità (queste sono solo alcune), delle altre magari vi parlo più avanti perché ce ne sono delle belle.
Oggi il mio nome è su Il corriere della sera, 

 


 e qui l'articolo di Kabbani riguardo al nostro incontro e qui il video della sua intervista.
E niente, sono contenta matta. Davvero. La ciliegina sulla torta è arrivata questa mattina insieme a Il Corriere. Ho tirato le somme della promozione del libro che lo vedeva gratuito da martedì a ieri: in cinque giorni sono state scaricate quasi mille copie. Mille. E quando dico quasi vuol dire che ci manca davvero una manciata di libri. Sono strafelice di avervi permesso di leggerlo gratuitamente e sono strafelice di leggere le vostre recensioni, private e pubbliche. Grazie. Veramente grazie infinite a tutti.
E magari a qualcuno non sarà piaciuto, magari è un libretto, magari...bho, non so.
Però per me, per come la penso e la vivo io, questo è un gran risultato. E non solo per me, ma anche per la mia famiglia. Perché vedere il Santo emozionato attendermi alla stazione mormorando “È la mì moglie!!!” non ha prezzo.
Ora scusate, vado a togliere il quotidiano caduto sul pavimento prima che Charlie faccia la pipì sulla pagina dell'articolo.
Perché, nonostante tutto, in casa mia non cambia mica nulla, eh?



giovedì 4 luglio 2013

Vi presento Pou la merdina




Oggi vi presento Pou. Lo conoscete già? No? E ve lo dico io chi è.
Pou è una merdina. No, ma per davvero. È una cacatina fatta e finita che vi tiene compagnia tutti i giorni. Non è bellissimo?
Ora vi spiego.
Da poco ho un tablet (sì, da quando mi sono data agli eBook. Anzi, il mio libro fino a sabato - come potete leggere in alto- è a 0 euro, quindi se volete lo potete scaricare a gratis. Bon) dove scarico e leggo libri, dove leggo due notizie e dove gioco una volta al mese a Ruzzle. Però questa macchinetta infernale piace anche ad Alice che, nonostante i dodici anni spalmati su 160 cm, ha mantenuto con molta grinta la sua parte ludica. E quindi un giorno mi fa "Mamma, ci possiamo scaricare Pou?"
"E che è sto Pou?"
"No, niente, un giochino. L'ho provato sui tablet delle bimbe. È bellino. È un esserino...gli devi dare da mangiare...lo devi accudire...quella roba lì"
"Ah. Un tamagotchi"
"Sì!Un tamagotchi!-------- Che è un tamagotchi?"
"Lascia sta'. Se ti garba, scarica pure qualche giochino. Ma pochi. E buoni."
Fatto sta che abbiamo scaricato l'essere immondo.
"Mamma, guarda ganzo!Ma non è bellino?"
"Un casino. Rabbrividisco da cotanta bellezza. Ma che cos'è?"
"È una merdina!!" e si rotola dalle risate.
Abbiamo sbagliato qualcosa nella sua educazione. Non ce n'è.
Praticamente è una merdina (ipotesi tra le più accreditate)  alla quale tu devi fare da badante. Come un tamagotchi che si rispetti gli devi dare da mangiare, lo devi pulire, lo devi sistemare e via dicendo, sennò muore. Poverino. Poro amore di cacchina. Mi muore la cacca, capite?
Alice lo sistema in cinque minuti nel primo pomeriggio quando io, tornata dal lavoro, le consegno il tablet.E va là che la merdina è sistemata. Son cose che ti migliorano la giornata.
Però.
Però capita che ci sono dei giorni in cui:
Alice è al mare con mia zia e ci vediamo solo la sera
Io non torno a casa dal lavoro
Ci vediamo e ci scordiamo della cacchetta
Mi dimentico il tablet a casa
varie e eventuali
e quindi che succede?
Succede che sono in uno studio medico e nel silenzio della sala d'attesa parte un peto allucinante dal tablet.
Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!!!!!
Sì, è lui. È Pou che fa...la cacca!Perché lui caga!E anche tanto. Assurdo. E se te non lo pulisci lui continuerà a cagare e ti sommergerà di merda, che dice porta bene per carità, ma insomma anche no!
Con molta nonchalance l'altra sera ho tentano di abbassare al minimo il volume e mentre ci stavo smanettando è partito un altro peto PRRRRRRRRRRR!!!
Oh questo come si  è sentito bene!
La mia faccia era un misto tra "Giuro non sono stata io, anche se dicono tutti così" e "L'ansia della visita mi fa sempre brutti scherzi"
Proprio na figura di... bravi!
In quel frangente l'ho minacciato "Brutto stronzolino malefico, se non muori prima ti uccido io!"
Finita la visita ho chiamato Alice "Tesoro, dobbiamo fare qualcosa con la tua merdina, perché guarda, così non va. Mi lancia dei messaggi sonori!E che sonori!!"
"Mamma, tranquilla. Vuol dire che ha bisogno di qualcosa. Me lo sistemi te oggi? Sennò può morire!"
"Ma magari!"
"Mamma!...via vabbè dai se muore pazienza, è un giochino...Lascialo pure morire..."
Ci mancava la colonna sonora de Il piccolo Lord poi eravamo a posto.
Una volta arrivata alla macchina ho cercato di capire come prendersi cura di Pou. E ho capito che a me un tamagotchi durerebbe sì e no quattro ore. Forse anche meno.
Nei primi dieci minuti di smanettamento non c'ho capito un cazzo.
E anche nei restanti venti.
Poi ho visto che era parecchio sporco e ho visto una saponetta. Dopo infinite prove (dove credo di avergliela ficcata anche nel deretano la saponetta) sono riuscita a lavarlo.
E visto che mi mandava messaggi tipo "Ho fame!" ho smanettato alla ricerca di cibo e cosa t'ho trovato? Una sorta di dispensa. Ma va.
E quindi ho cominciato a imboccarlo. "Tho!Hai fame? Magnati sto hot dog!E la brioche? Che non la vuoi la brioche? E magnatela!Trangugia ma taci, perdio!Tho!Magna st'impepata de cozze!..."
A un certo punto chiudeva la bocca e mi diceva "No!"
io ci riprovavo e lui "No!"
"No!"
"No!" 
Almeno credo dicesse no perché faceva una smorfia tipo i pupi di otto mesi quando tenti di dargli il limone per il singhiozzo.
"Come no? Non la vuoi la pizza? E magnati sta pizza!Ma perché no? Chè, al posto delle olive ci vuoi i carciofini?"
Niente. Secondo me è a posto. Chiudo tutto e torno a casa.
Prima di cena Alice prende il tablet "Mammaaaaa!!Che hai fattoooo!?!?!"
Oddio è morto!Madonna santissima è morto ingozzato!O era allergico alle olive!Ommioddioooooo!!!
"Che èèèè???"
"Ma ti sembra lo stesso Pou?"
Lo guardo e "Ahem...effettivamente... è un po' cambiato. Ma solo un pochino"
Ragà, Pou, la cacatina, era una cosa enorme. Una cacatona gigantesca. Ingrassatissimo, sovrappeso, larghissimo, in procinto di morire di indigestione, con una panza e due occhi in fuori dallo sforzo che pareva Aldo Fabrizi. Poraccio. Che fine di merda.
"Ehm...e ora? Morirà?" Non posso avere uno stronzolino sulla coscienza!
"No. Gli farò fare del moto"
Pure. Anche la ginnastica. Ma pensa te.
"Mamma, però guarda, lascia sta' che te con me sei tanto brava, ma le cacatine le faresti morì tutte!"
E pensare che è sempre stato il mio vanto far fuori gli stronzi.







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