martedì 29 luglio 2014

L'insonnia stagionale

Io c'ho l'insonnia stagionale.
Un'insonnia che mi prende solo nel periodo estivo e a fasi alterne: a volte ce l'ho, a volte non ce l'ho, maremma addormentata.
Nel periodo estivo, dove a regola (visto che Alice non ha scuola) potremmo dormire di più, io son sveglia come un grillo.
Ci sono sere che fatico ad addormentarmi e che, visto che sono sveglia come se avessi ingurgitato litri e litri di caffeina, mi piacerebbe intavolare una discussione col Santo sul perché degli esseri viventi, la scissione dell'atomo, o del motivo che ha spinto Romina Power a ritornare a Cellino da Albano. Non lo sapevate? Ora sì. Va là che belle notizie che vi do.
Ci sono sere che invece, dopo aver letto due pagine di un libro, crollo sul letto a tappeto d'orso. Morta. Poi all'improvviso mi sveglio e mi dico “Oh che meraviglia! Come ho riposato bene! Devono esser le nove!” Sono le due. Di notte. Una verve che manco una ballerina brasiliana e due occhi sgranati che nemmeno una civetta.
E allora mi giro e mi rigiro come una fetta panata nell'olio bollente. Spessissimo mi alzo, girottolo per casa come una pazza per poi riappisolarmi sul divano. A volte mi basta mezz'ora e torno a letto trascinandomi il cuscino dietro come fa Linus con la sua coperta e con un'espressione che sembro appena uscita da un centro di igiene mentale. Mi butto sul letto e bon. Dormo. A questo punto mi chiedo se soffro di sonnambulismo vigile, tipo che per riposare bene e riaddormentarmi ho bisogno di una giratina.
Ho provato con la camomilla. Non mi fa una beata mazza, anzi mi costringe ad alzarmi per fare pipì, quindi mi sveglio comunque, mi incazzo e siamo punto e da capo.
Ho provato a contare le pecore: arrivo a dodici poi mi stufo. Senza considerare che non posso fare a meno di farne inciampare qualcuna, buttandola a gambe all'aria. Grasse risate nel cuore della notte. Non s'ha da fare.
Ho provato a leggere molto, per stancarmi. Seeee. Se il libro soprattutto mi prende ci rimugino fino alla mattina. Peggio.
Le posso provare tutte, ma finché non tocchiamo l'autunno è così. Io so cosa è, maremma periferica!
Ricordate questo post? Dove vi raccontavo di essere andata dall'angiologo per problemi di circolazione a una gamba che io credevo dipendesse dalle vene e invece era solo l'alluce valgo?
Ecco, è lì il problema. D'estate le gambe mi gonfiano come due zampogne, e questa, quella con l'alluce che va per i cazzi suoi, mi dà fastidio più del solito, e la notte c'ho la smania. Perché se la gambina non mi dà noia, io dormo serena. Si fa per dire.
Anche qui ho adottato degli stratagemmi tipo: mettere un cuscino in fondo al materasso in modo che le gambe siano un po' sollevate. Ma così facendo c'è il rischio che mi vada troppo sangue al cervello (che non c'è abituato) e mi metto a fare sogni sminchiati tipo che mi sogno l'omino della conad che mi dice “C'ho da andà a raddrizzà gli zucchini e a mettere in fila i tetrapak del latte della lola” o mi sogno Marzullo che mi dice “La vita è un sogno o sono i sogni che aiutano a vivere meglio?”. Io gli rispondo “Malevatidalcazzo!” tutto attaccato, lui evapora come acqua in una sauna e mi sveglio maledicendo Marzullo e i suoi aforismi di merda.
Non è una questione di caldo in camera da letto. A parte che quest'anno pare autunno e quindi caldo de che, e poi ho il climatizzatore. Acceso, spento, un po' acceso, un po' spento...la situazione non cambia.
Avete rimedi efficaci? Consigli da darmi? Erbe miracolose? Pratiche di rilassamento valide che non comprendano cinquanta sfumature de sta ceppa (perché fin lì ci arrivo anch'io)?
Grazie per tutto quello che mi consiglierete.
Ah, dite che ci vuole uno bravo.
Ok, fuori il numero.

venerdì 18 luglio 2014

Tipologia del bagnante medio

Poche cose mi danno fastidio in spiaggia.
Poche cose tipo queste:


Tu fumi, giusto? Ok. Io no. Non mi dà fastidio se fumi in spiaggia, nemmeno se mi arriva il tuo fumo addosso, siamo all'aperto e se il vento tira di qua me ne farò una ragione, non ti scasso le palle, piuttosto mi allontano.
Non mi dà fastidio nemmeno se, per via della calura estiva, fumi in mare mentre sei in ammollo con l'acqua che ti arriva alle cosce. Poro tesoro, vai tranquillo.
Se però spegni la sigaretta in mare e con un pizzicotto butti il mozzicone tre metri più in là in mezzo all'acqua dove giocano i ragazzini, allora mi fai incazzà. Fumati tutto, cosa te pare e dove te pare, ma il mozzicone la prossima volta infilatelo nelle narici o in qualsiasi altro buco del tuo corpo. Perché inquini, perché sporchi e perché mi fa schifo. E poi magari sei uno di quelli che, guardando il degrado delle spiagge, dice “Che schifo.” Eh. Invece te sei na favola. Fanculizzati, vai.

Quelle che urlano tipo piazza del mercato. “ERNESTINOOOOOO!!!!ESCI DALL'ACQUAAA!!!” con lo stesso tono di voce che usa Nando, il pescivendolo della mi'mamma, quando gli arrivano le triglie fresche “TRIGLIEEEE!!! STAMATTINA LE TRIGLIE SONO FAVOLOSE, DONNEEE!!!”
Cioè, capisco il core de mamma, capisco che se Ernestino ha mangiato l'equivalente di dodici menù della nazionale italiana di rugby, magari c'ha lo stomachino un po' impegnato e rischi di vederlo galleggiare tipo boa, capisco che devono passare giusto quelle diciotto, venti ore prima che si possa bagnare un alluce, ma cara mia, alzati dall'asciugamano rosso tiziano preso con l'ultimo numero di Gente con il contributo di 3 euro e 90 e vai a prendere Ernestino senza urlarlo a loop per venti minuti di seguito. Perché? Perché, semplicemente stai scassando la minchia.

L'amico dei rifiuti. Quello che ne rimane talmente affascinato e affezionato che non se ne libera. Aspetta che lo faccia tu. Si scofana un panozzo, a volte due, si beve una birra, accompagnata da noccioline e rutto a tremila decibel e poi caga tutto lì. Quando il sacco dell'immondizia è a dieci passi. No, non è pigro. E' stronzo, è diverso. Perché se c'ha da accalappiare la faiga di turno, non solo farebbe chilomentri di spiaggia, ma li farebbe sui gomiti anche sulla sabbia rovente. Ma i rifiuti no, si rifiuta (perdonate il gioco di parole). Li lascia lì come cimeli, etti e etti di plastica che,come sappiamo, su una spiaggia o in mare sono biodegradabili come io sono Manuela Arcuri. Caro amico, che se tanto mi dà tanto sei amico di quello delle sigarette, se non hai voglia di fare cinque passi (cinque) sai dove la potresti mettere la spazzatura? Bravo. Oggettino per oggettivo, come delle supposte. Il mondo ci guadagna, tu non ti muovi, il culo ti si riveste di plastica e, se sei pure bravo con i movimenti degli sfinteri, ricaghi un cubo di rubik o un triciclo colorato per il nipote. Pensaci.

Quelli che con la spiaggia libera e vuota come il deserto del Sahara, piazzano l'ombrellone a un centimetro dal tuo. Che poi spesso non è manco un ombrellone standard ma un gazebo 18x18 usato dal cugino di terzo grado per il rinfresco del suo matrimonio.Ora, bello de zia, vorrei vantarmi di essere una stragnocca che come il biondo fa impazzire il mondo (crodino docet), e che il piazzamento del tuo ombrellone da catering sia solo una bieca scusa per starmi più vicino e spiarmi come se fossimo al Grande Fratello, ma no, sono obiettiva. Sono un cesso, ho un po' di cellulite, una voce nasale e potrei somigliare a Gisele Bundchen solo per il piccolo neo sotto l'ascella destra. Quindi la scusa non regge, capisci? E ti chiedo: ma con tutta la spiaggia a disposizione, perché minchia devi venire vicino vicino? Ma non puoi andare un po' più in là? Giusto per non infilarti il mignolino del piede in una narice se provo a stendermi. Giusto per non sentire l'odore di talco con cui ricopri nonna (tipo fetta panata) ogni volta che sventola il ventaglio che gli hai portato come souvenir da Posillipo
Giusto per non sentire le cazzate che dici, che voglio dì, ne sparo già abbastanza io e mi basto.

Quelli che gli danno noia i bimbi nell'acqua. Ora. Capisco che se ami l'acqua come io amo depilarmi a secco, l'entrata in acqua ha un rituale preciso che consiste nel:
un quarto d'ora con solo i piedi in ammollo.
Un altro quarto d'ora con l'acqua che arriva ai polpacci e inspirazioni di controllo del freddo.
Dopo mezz'ora siamo all'altezza cosce e si è già attivato un 118 dell'ospedale più vicino pronto a intervenire per assideramento.
In genere a questo punto si passa a raccogliere con il palmo della mano un po' d'acqua (l'equivalente di un bicchiere di vino. Della Barbie.) per poi passarlo delicatamente sulle braccia, sul viso e attingendo a una dose di coraggio immane, anche sulla pancia. Da qui in poi, in genere, si torna indietro. I più coraggiosi vanno oltre: dopo tre ore sono all'altezza vita. Se non sono ancora morti con le labbra blu come fu trovata Laura Palmer, chiaro.
Ovviamente questo rituale a volte è spezzato dai bambini/ragazzini di turno, che entrano in acqua a bomba. A quel punto, se gli sguardi potessero uccidere, ci potrebbe essere una morìa non solo di pesci ma anche di anime innocenti. Sì, perché, nonostante tu pensi che l'abbiamo fatto apposta perché t'hanno visto entrare in acqua sulle punte manco tu fossi Roberto Bolle, sti ragazzini manco t'hanno cacato di striscio. Il bambino, impavido, idrorepellente, scanzonato e con molta probabilità rivestito naturalmente di neoprene, si butta, incurante del freddo, dell'acqua gelida, ma soprattutto incurante di te. Ci potrebbe essere il Papa, Belen o un muro e il bambino si butterebbe con la stessa noncuranza con cui io seguo le foto su Instagram della Marcuzzi. E no, non ce l'ha con te e no, non l'ha fatto apposta. Hai solo scelto il posto sbagliato nel momento sbagliato, e se pensi di stare sulla battigia con i tuoi piedini smaltati che accarezzano le ondine senza essere schizzata almeno un pochino, be', ti conviene andare in montagna.
Certo, io non sono immune a tutto ciò. Una volta stavo per rinviarne uno a mo' di calcio di punizione (perché, sì, ora ti dico la verità: a volte lo fanno apposta) e un' altra volta ho sibilato a denti stretti un dolce complimento alla sua mamma, però poi mi dico che se non voglio essere schizzata, lì, vicino all'acqua, non ci devo sta'. Se voglio rimanè asciutta devo sta' all'ombrellone, a tenere compagnia alla nonna che sa di talco che mi racconta l'ultima puntata de Il Segreto.
È un mondo difficile.




giovedì 10 luglio 2014

Cose che sono successe in questi giorni (Part two)



-Abbiamo partecipato a una festa anni '60. Vestiti anni '60. Tra tutti gli abiti a disposizione ho scelto di fare la figlia dei fiori. Hippy abbestia. Mi ci mancava rollare un cannone e poi ero a posto. Quando chiedevano al Santo: “Sua moglie qual è?” Rispondeva “Vede quella mora sul tacco 10? Magari! Invece è quella sciroccata che balla a piedi nudi. Purtroppo è quella.”

-Sono stata intervistata su RDS da Rosaria Renna e Claudio Guerrini. Sì, a proposito del mio libro. No, non lo so manco io. È successo tutto in fretta, tipo giochi senza frontiere An De Truà Fiiii!! Partiti! Na roba che mi ha preso alla sprovvista, senza preavviso, tipo un temporale estivo, un tuono o una colica di reni. Però è stato molto bello.

-Incontrato, in un pomeriggio ventoso, la blogger Debora, che parlandomi di lavoro mi ha confidato “Sai, prima lavoravo nel settore sanitari. Roba da bagno, intendo.”
“Ah. Vendevi cessi.”
“Sì, mi son sempre piaciuti i cessi.” Così dicendo mi ha preso a braccetto e mi ha riservato uno sguardo con gli occhi a cuoricino. Qualsiasi riferimento a cose o persone è puramente casuale.

 -Mamma ha letto e finito il romanzo.
“Mamma, ti è piaciuto?”
“Moltissimooo!”
“La trama, eh? La trama, che ne dici?”
“Bellissimaaa!”
“Ehm...sì...i personaggi, dico i personaggi, cioè....secondo te sono carismatici?”
“Carismaticissimiiii!”
“No, vabbè, mamma. Però dhè, cerca di essere obiettiva, vabbè che sei la mi' mamma e ogni scrittore è bello a mamma soja, però...”
“Posso fare un appunto?”
“Prego”
“Scrivi un po' troppe parolacce, figlia mia.”
“Ma non dire cazzate!”
Ma come fa a sostenere ciò, porcalamaiala.

-Abbiamo fatto la festa in giardino di inizio estate. Quest'anno il tema era 'Guerra con pistole ad acqua e fucili a canne mozze'. Io mi sono entusiasmata talmente tanto che mi sentivo Lara Croft . Figa, bella, gagliarda, armata fino alle unghie e con due bombe qua davanti pronte a far fuoco. Angelina mi sentivo. Angelina Jolie in Tomb Raider. Invece ero una tomba e basta. Morta subito. M'è scoppiata una bomba d'acqua in mano ancor prima di cominciare e le mie armi erano lo spruzzino con cui annaffio le ortensie e un flacone di svelto piatti finito. Quando lo pigiavo, il getto era talmente debole che sembrava avesse problemi alla prostata. Dio, che tristezza.

-Io e il Santo la notte abbiamo fatto parecchio moto. Ma che avete capito: noi giochiamo a tennis. La notte. In camera da letto. Con la racchetta ammazza zanzare, quella che se ne prendi tre insieme rilascia un puzzo di bruciato che nemmeno all'inceneritore. Nonostante le zanzariere qualche bastarda riesce a passare la barriera e si infiltra in camera dove ci succhia anche l'anima e allora vai di Wimbledon!
“Amò, ma che stai a fa'?”
“Zitta che l'agguanto! Diritto!”
“Sento che fa ancora zzzzz!!! non l'hai presa.”
“Zitta, zitta.” Sbam! “Rovescio!”
“Amo', me pari Panatta. Lascia sta'.”
“No, ormai devo finire il match. Diritto!”
Non c'è verso. Deve finire e possibilmente vincere la partita. Inutile dire che io, invece di dormire, sono a bordo letto a fare il tifo. Ho sempre sognato fare la ragazza pom pom.

-Domenica a pranzo, forse per una reazione allergica (o ho toccato una pianta e poi mi son toccata il viso, o le preghiere del Santo sono state ascoltate, o lo stesso Santo ha cercato di avvelenarmi con del cianuro, non lo so) ho avuto un pizzicore e senso di gonfiore alle labbra. Mi sentivo Alba Parietti. O Bubba di Forrest Gump, con le labbra ripiene di gamberetti. Fatto sta che mi sentivo sti labbroni ripieni come un tacchino a Natale e continuavo a dire "Ammmuore, ma mi vedi le labbbbra gonfuieee?" Pareva avessi una nespola incastonata in un molare.
"No, non mi pare." 
"Ma cuooome nooo?"
E niente, il tempo di far realizzare al Santo giochi erotici che manco cinquanta sfumature de sta ceppa, e m'è sparito tutto. Due ore in cui sono stata naturalmente con le labbra gonfie e turgide come Francesca Dellera ai tempi d'oro. Ricostruendo gli avvenimenti, mi sa che sì, ho toccato una pianta in giardino e poi mi sono messa le dita in bocca. E m'è gonfiato tutto. 
Ammetto che son giorni che mi sposto in giardino sui gomiti e a petto nudo, per vedè se ho la stessa reazione allergica qua davanti, ma niente. Ancora piatta come una tavola da surf. Quando si dice la sfortuna.

-Poi ho incontrato un personaggio televisivo e questa cosa mi ha trovata completamente impreparata.  Ne parlo qui  .

Ora vado, che m'è rimasto un angolino del giardino da perlustrare.

 




giovedì 3 luglio 2014

La scrittrice

Sapete quando vorreste una pala per sotterrarvi all'istante causa figura di merda?
Che poi, come ha detto la mi' mamma, non è stata una figura di merda, ma UNA BELLA COSA.
Dipende dai punti di vista.
Spiego.
Stamattina sono uscita con Alice per andare alla posta a fare delle commissioni.
Aspetto diligentemente il mio turno, poi mi avvicino armata di bollettini, un pacco e un paio di occhiali a goccia che mi nascondono parzialmente il viso. Parevo Michael Jackson.
Ciononostante, l'impiegata al di là del vetro, esclama a diecimila decibel "Ma lei è la scrittrice!"
Guardo Alice aggrottando la fronte e chiedo dubbiosa  "Ma dice a me?"
Alice mi fa "Bho!" (Grazie comunque per la fiducia e per darmi delle certezze, figlia mia)
"Ma sì, lei è quella che scrive libri!"
Mi giro indietro per vedere se ci sono scrittrici famose e mi aspetto di vedere la Kinsella con in mano un bollettino dell'Enel o la Mazzantini con la copia di un bonifico, ma niente. Ci sono una dozzina di vecchietti, un giovane che spippola al cellulare e una ragazza in short color salmone che alza la testa dal modulo che stava compilando. 28 occhi puntati su di me che non aspettano altro di sentire cosa ho da dire.
"Ehm...prego?"
Nel frattempo credo di aver sudato anche nei peli del naso. Che voglio dire, immaginate la poesia.
"Sì, lei! Lei scrive libri, giusto? È Simona Fruzzetti!"
Alice, di bel rosso peperone, borbotta "Sì, allora dice a te."
Vojo morì. Voglio una pala, improvvisarmi becchino e scavare una buca qui alle poste, in cui sotterrarmi sotto gli occhi increduli di questi vecchietti che mi stanno guardando con curiosità.
"Sì, sono io..." mormoro invece.
L'impiegata, tutta allegra e soddisfatta continua "Io l'ho vista su F! Tempo fa ero dal parrucchiere, leggevo F e quando l'ho vista ho detto 'Ma io questa donna la conosco! Viene all'ufficio postale!Ho letto di cosa parla il suo libro e ho detto a mio marito 'Bisogna assolutamente scaricare questo eBook!Già mi piace dalla trama!Complimenti!!"
Ora. Sarei ipocrita a dire che non mi fa piacere. Soprattutto perché lei l'ho vista orgogliosa di conoscermi e l'ho sentita sincera, molto sincera. Si è congratulata in maniera molto, molto carina e con la gioia dipinta in volto.
È che  a me fa strano. Soprattutto se sono in un ufficio postale dove tutti mi guardano.
"Sì, grazie. Il romanzo di cui parla è il primo, però. Pochi giorni fa è uscito il secondo..."
"Ma davvero?"
"Sì, e sta andando bene."
"La trama del primo mi piaceva molto."
"Il secondo è molto meglio, a mio avviso."
"Sono curiosa di leggerlo!"
Intanto intorno a me la gente si era organizzata con bibite e pop corn.
"Ehm...grazie."
"Ma ora fa la scrittrice a tempo pieno?"
"Eh? No, seee magari. Diciamo che gli sto dedicando parecchio tempo, tutto qua."
"È un ebook, giusto?"
"Sì, per ora sì."
Praticamente eravamo in un salotto. L'attività si è fermata un attimo e, a differenza di altre volte in cui la gente borbottava per la lentezza delle impiegate, stamani nessuno fiatava.
Mi guardavano incuriositi e leggevo nelle loro facce:
"Scrittrice? E che scrive? Necrologi?"
"Eh? Hai detto lavatrice? Ah no, scrittrice. Devo cambiare le pile all'Amplifon."
"Cosa è lebucche? Un libro col ditale? Che è, na sarta? Ah. Digitale. Capisco. Cosa vuol dire digitale?"
L'impiegata mi ha servito, se è possibile, con ancora più cortesia e gentilezza del solito, tutta contenta per avermi riconosciuta. Non solo: mi ha elencato tutti i suoi scrittori preferiti, le sue letture e mi ha detto che farà di tutto per scaricare i miei due libri perché non vede l'ora di leggerli.
Un'impiegata che non conosco.
Del mio paese.
Che mi ha riconosciuto.
E che  manca poco mi fa pure lo sconto.
Io ero così pezzata di sudore che parevo la mucca  della Simmenthal, con le guance un po' colorite e un' espressione che si riassumeva in 'StadicendoveramenteameosonosuScherziaparte?'.
Mi ha congedato con "Tanti complimenti ancora!".
"Uhm...grazie!"
Gli occhi dei presenti mi hanno accompagnato fino alla porta, e giustamente dicevano "Ma chi cazz'è questa?".
Me li immagino ora arrivare a casa dai figli e dire "Alla posta c'era una scrittrice!"
"Chi, la Tamaro?"
"No, no."
"La Sveva Casati Modignani?"
"No, no, un altro nome, aspè..."
"La Mazzucco?"
"No seeee, la...la...Fruzzetti! Ecco sì, Fruzzetti!"
"Chi??? E chi minchia è?"
Cioè, quando dico figure di merda, capite? Sta male sta roba qua. Poi penso a sti poveri vecchietti che porini non vengono presi manco sul serio e verranno liquidati con il solito "Chissà cosa hai capito!" o "Mettiti a modo l'apparecchio acustico che ti fischia che manco un treno a vapore!"
Io penso a loro.
A loro. 
Non a me che cercavo di realizzare che ho scritto due romanzi e che l'ultimo sta andando così bene che quando vedo le statistiche e le recensioni devo sniffare il sale fine per riprendermi.
Con amici che mi chiedono la copia cartacea con avidità,  che mi mandano sms pieni di parole bellissime su quello che hanno letto, con lettrici (di questo blog) che mi ringraziano per le belle emozioni che ho regalato loro, tutto solo con la mia passione.
Ecco, sì, io c'ho sempre da realizzare tutto ciò.
E quando qualcuno, vedendomi arrivare, esclama "Ecco la scrittrice!", io mi volto sempre indietro per vedere chi è.

Fatemi ripiglià.

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