martedì 11 novembre 2014

Il robot spara missili

Settimana scorsa sono stata invitata da una maestra elementare per coordinare e seguire i bimbi della sua classe durante un tortuoso e difficile cammino: costruire un racconto per partecipare a un concorso letterario rivolto alle scuole.
La maestra si è affidata a me perché mi conosce, perché sa che in passato ho scritto e vinto con racconti per l'infanzia, perché sa che mi piacciono molto i bimbini e perché probabilmente non sapeva più dove battere il capo. La sua richiesta si può riassumere in “Ho 25 racconti e ne devo fare uno. Ovviamente i racconti sono tutti differenti e devo invece seguire una traccia già delineata. Ergo: vojo morì.”
Allora io, armata di mantello rosso e tutina blu, mi sono catapultata in loro aiuto al grido di “SuperSimoooo!!!”
Già come mi hanno accolto mi doveva far capire che sarebbero stati due giorni fantastici.
Busso alla porta e si leva un coro di “Avanti!”
Decidono loro, evidentemente.
“Bimbi, questa è Simona.”
“Ramona? Che nome è Ramona?”
Ottimo.
Mi hanno squadrata da capo a piedi, fino a che un bambino mi ha detto “Sei la nostra ultima speranza. Abbiamo fatto un casino che la metà basta e avanza.” Pure la rima, si vede che è bravo nelle poesie.
La maestra mi fa: “Siediti alla cattedra”
“No, ma ti pare? Sto in piedi.”
“Ho detto mettiti alla cattedra. Questi, se stai in piedi, ti vengono dietro”
Mi siedo alla cattedra e dio che figata! Mi sono sentita molto la maestrina dalla penna rossa!
Guardo la classe e mi accorgo che ognuno si fa i cazzi propri: c'è chi si scaccola, chi è in ginocchio sulla sedia in bilico come un numero da circo, chi passeggia indisturbato che manco in Corso Italia, chi si improvvisa lanciatore del peso con l'astuccio del compagno, chi si regge la patta dei pantaloni chiedendo non solo di andare in bagno ma anche pietà e chi sta facendo col gessetto la sagoma del compagno sul pavimento in perfetto stile Scena del Crimine. L'ho amati. Da subito.
Dopo aver cercato di attirare la loro attenzione lanciando bombe a mano, finalmente possiamo iniziare a lavorare sul racconto. Ovviamente hanno scelto il genere più difficile da costruire: il giallo. D'altronde sti bambini oltre a Peppa Pig sono bombardati da signore in giallo e don mattei, e quindi cosa ti devi aspettare? Leggo loro l'incipit (già incasinato di suo) li lascio pensare, poi raccolgo le loro idee per farne un unico pezzo. Riuscire a ingoiare una spada infuocata, per me, sarebbe stato più facile.
Alzano la mano a turno.
“Dimmi.”
“Allora, c'è il delitto, no? Poi arriva un robot...”
Lo fermo “Un robot? Si svolge in una casa nel bosco, e l'incipit fa capire che non è una storia fantascientifica.”
“Ah.”
“Comunque vai avanti, vediamo dove ti porta la fantasia.”
“Sì, allora... dopo che hanno scoperto il morto, arriva un robot..” Vede il mio sopracciglio alzato e rettifica “...Un robot che abita nel bosco.”
“Ok, vai avanti.” Gli sorrido per incoraggiarlo.
Riporto testuali parole:
“Insomma c'è questo robot che fa paura e nessuno riesce a catturarlo!Fa una strage e c'è tutto il sangue e combatte con la sua voce robotica 'IO SONO UN ROBOT CATTIVOOOO'!! E anche la polizia ha paura perché è alto due metri e poi perché spara missili e ammazza tutti!”
“Spara missili? Deve essere un racconto veritiero, ricordi l'incipit?”
“Okay, allora spara polpette.”
Mi son cappottata sulla sedia. E niente, lui il robot ce lo voleva. Non è stato possibile farcelo realmente incastrare un robot in questa storia però per il concorso abbiamo scelto un suo disegno, perché era uno dei più colorati e ad effetto. Secondo me se lo si osserva per più di due minuti appare veramente un robot che spara missili in 3D.
Poi è stata la volta del vero giallista. Un bimbo che mi avrebbe fatto comodo averlo accanto  nella stesura di Chiudi gli occhi, perché ha avuto delle idee non solo geniali, ma molto molto logiche e mature. Sono rimasta colpita. Ha esposto la sua teoria e sinceramente c'è sembrata la meglio. I compagni, per niente gelosi, lo hanno supportato e hanno accolto questa pseudo trama con molto entusiasmo, anche se ha smontato con un'arguzia e una lucidità degna di Poirot le varie ipotesi degli altri bambini. In parole povere, i suoi ragionamenti non facevano una piega. Perfetti.
“Bravo, sei un giallista nato, i miei complimenti!Leggi molti libri gialli?”
“No, ho visto tutte le puntate di Castle.”
Poi, in ordine sparso c'è stato:
il disfattista: “A me mi sembra che non torni niente. Bah!Poi fate come vi pare, ma a me non mi garba. Se lo dite voi...mah!...”
il pigro:
“Senti oh! Io sono arrivato a scrivere fino a qui. Andate avanti voi che io per oggi ho fatto già abbastanza!Quando avete finito, m'avvertite.” Un ganzo.
L' impressionabile:
“Possiamo fare che il morto non è morto e che invece fa finta e che il sangue in verità è succo di pomodoro, e che poi finisce che era uno scherzo?”
Il confuso:
“Senti, Lucia...”
“Lucia? Mi chiamo Simona, ricordi?”
“Ah sì, Simona.”
Dopo cinque minuti “Lucia?”
“Simona”
“Sì, Simona...”
Dopo tre minuti “Lucia?”
“Dimmi, topo.”
È rimasto interdetto “Ma non ti chiami Simona?”
“Volevo vedè se stavi attento.”
C'è chi mi ha chiamato 897 volte Maestra (la forza dell'abitudine), chi mi ha chiesto generando dieci secondi di terrore “Ma te a chi la dai?” (riferendosi alla mia storia una volta finita.) C'è chi mi ha detto “Ah, e quindi te sei una scrittrice. Quindi lavori in libreria (???). Bene, se mi dici quale così poi io vengo e mi fai lo sconto.”
Chi mi ha detto:
“Somigli alla mi'nonna”
chi: “Anche la mia baby sitter si chiama Simona ma è più giovane di te”
e chi “Hai una figliola di quattordici anni? Me la fai conoscere?”
Verso la fine della lezione si è avvicinato il bambino del robot “Senti Simona, io c'ho ripensato. Lui in verità (indovinate il soggetto? Bravi) non ammazza tutti sparando polpette ma ha una maschera che con gli impulsi del suo cervello fa esplodere le cose. E poi....e poi...lui ha dei guanti speciali che se ti stringe la mano muori!!”
“Mmh...la storia ormai è terminata, ma credo che farò tesoro delle tue parole, magari per il mio prossimo libro, va bene?”
Lui mi guarda e poi, la svolta.
“Anche io sto scrivendo un libro!”
“Ma dai?! Fantastico! Di cosa parla? Aspè, fammi indovinare...un robot!”
“Sì!”
Se fosse cresciuto a Goldrake e Mazzinga non oso immaginare dove sarebbe arrivato:“Dimmi a grandi linee la trama, via!”
“Allora c'è questo robot che è malvagio e va dentro casa e sale in camera sua fino all'ottantesimo piano...”
“Ottantesimo piano? Allora non è una casa, è un grattacielo.”
Mi guarda dubbioso rendendosi conto dell'incongruenza, poi sentenzia convinto “In realtà è un albergo.”
“Bene, vai avanti che si fa interessante.”
“Va in cima e trova un computer dove ci sono dati importanti sulla distruzione del mondo. E lui deve combattere e allora prende l'ascensore ma ci trova tutto il sangue e le braccia morte e una gamba tagliata e le teste mozzate e allora poi va in un ufficio e scopre il computer del nemico e un succo di frutta e poi lo beve che così gli dà forza e spara missili a tutta randa e muoiono tutti!!”
“Mmh...interessante. Potrei intanto leggerne un pezzettino, magari?”
“E no. Non puoi.”
“E perché? Non hai detto che l'hai scritto?”
“Sì, ma l'ho scritto nella mia testa.”
Semplicemente fantastico.
Sono stati due giorni meravigliosi dove davvero ho bevuto le loro storie e mi sono nutrita dei loro pensieri strambi, folli ma appunto per questo bellissimi.
Una bambina, pronta già con lo zainetto in spalla, mi ha detto tutta triste “Ma ora non torni più?”
“No, mi sa di no, la storia è finita. Mi dispiace.”
Lei, coccolina, per tutta risposta ha abbassato la testa, l'ha infilata sotto il mio braccio e si è lasciata accarezzare la testa fino a che non è suonata la campanella.
Non si vincerà il concorso, ma quello che mi hanno regalato in questi due giorni, vale più di un primo premio.



5 commenti:

  1. Oddio mi sembrano gli stessi ragionamenti dei ragazzi delle medie a cui ho fatto supplenza di lettere negli anni!! Con la differenza che hanno almeno 4/5 anni in meno! E comunque le risate che mi sono fatta leggendo i loro temi.....

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    1. ma come alle medie, davvero? Qui almeno loro son piccini... O_0

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    2. Tragica realtà. ..purtroppo tragica realtà! Ed è per questo che cerco di trasmettere l'amore per la lettura (senza sforzo per fortuna) alla mia piccoletta di 4 anni...

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  2. Ciao Simo.
    Credo che se sento la parola "robot", d'ora in poi, non potrò fare a meno di sganasciarmi...
    Un robot che si ricarica a succhi di frutta mi fa troppo morire dal ridere!
    Fantastici i bambini!!!!!!!
    :-D
    Bacioni.
    Nunzia

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  3. Che bel blog! Io ti seguo volentieri anche se vedo che i lettori non ti mancano ;) Se hai due minuti passa da me ^^ se hai voglia e tempo ^^
    A presto... Dream Teller ^^

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Nel frattempo, visto il periodo, vuoi una tazza di thè?

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