sabato 27 agosto 2016

Viaggio in U.S.A. Il primo giorno: l'accoglienza.

Torno a scrivere sul blog dopo quasi due mesi, sì lo so: sono una cattiva persona. Ma ritorno con il botto perché voglio raccontarvi del nostro viaggio in America. Ho talmente tante cose da raccontare che non so manco da dove cominciare. E forse ci saranno più foto che parole e una chiave di lettura diversa per ogni post. Ci saranno letture più ironiche, altre più profonde, alcune emozionanti, altre decisamente comiche. Perché l'America ci ha sorpreso e accolto così: sempre diversa.
Partirei con qualche notizia base, tipo che abbiamo avuto incontri ravvicinati del terzo tipo con della fauna che noi vediamo solo allo zoo e  percorso 4500 km attraversando parecchi Stati: Maine, New Hampshire, New York, Maryland, Canada, Pennsylvania, Massachussets, Rhode Island, Connecticut e il New Jersey.
Inizierei a presentarvi proprio quest'ultimo, per due motivi:
1) ci abita mio cugino e la sua splendida famiglia (i quali ci hanno ospitato a tappe mettendoci la loro casa e il loro tempo a disposizione)
 2) è un'ottima partenza per visitare città caotiche come New York, perché di fatto non sei dentro la Grande Mela ma sei comunque a un tiro di schioppo. In sostanza vivi nel verde e nella tranquillità a mezz'ora da New York.
Siamo atterrati infatti all'aeroporto di Newark, punto strategico più comodo a tutti dove  siamo stati accolti dai parenti con un mazzo di fiori e dagli addetti alla sicurezza/passaporti/poliziotti e un nugolo di altre persone con un "Welcome to America!" (frase che ci rivolgeranno spesso - dalla cassiera del supermarket, al vicino di casa, passando per il benzinaio - ogni volta che scoprivano che eravamo italiani). Cosa che abbiamo molto gradito. Ma molto.
Su suggerimento di mio cugino, che per lavoro viaggia spessissimo cambiando fusi orari a gogò (è un cantante ndr) abbiamo subito seguito l'orario del posto. Quindi una volta arrivati ci aspettava una cenettina coi fiocchi visto che erano 'appena' le nove di sera. Come in Inside Out nel mio cervello c'era Disgusto che schifata mi ripeteva "Guarda che per il tuo fisico sarebbero le tre di notte! Vai a letto e lascia stare la scaloppina al limone!" L'ho zittita con un flato soave e ho continuato come se nulla fosse.
Il giorno dopo  alle 5 e mezzo eravamo talmente svegli che sembravamo tre gufi sotto anfetamine con un eccitazione pari solo a quando ti manca un numero per fare il Super Enalotto.
Visto il brutto tempo decidiamo di visitare il Liberty Science Center dove è in atto, fino a gennaio, la mostra Bodies Revealed.

                                                  (foto da wwwengadget.com)

Se siete facilmente impressionabili non cliccate sulle parole in neretto e non cercate 'immagini' su Google, ma aspettate almeno che vi spieghi di cosa tratta questa esposizione.
Il Bodies Revealed è una esposizione di figure  umane reali con gli organi in bella mostra. Questa cosa affascinante  è stata possibile grazie al fatto che  alcune persone hanno donato il loro corpo alla scienza per studiarne l'anatomia. Tutte queste persone, ovviamente, sono morte per cause naturali e possiamo notare in alcuni corpi, anche gli effetti devastanti di alcune malattie. Ovviamente, se non sai che sono persone vere, potrebbero sembrare i classici manichini che ci sono nelle sale di anatomia, ma la consapevolezza che siano stati essere umani, cambia certamente l'approccio. Prima di entrare infatti avvertono che potrebbe essere un'esperienza un po' forte  e che è vietatissimo fare fotografie. Noi, invece,  ne siamo rimasti affascinati. Abbiamo potuto vedere e toccare con mano il corpo umano all'interno, la sua struttura, i nostri muscoli, i nostri nervi, il nostro sistema circolatorio. Quando ho detto toccare con mano non stavo scherzando. Degli addetti ti mettono a disposizione degli organi (ovviamente trattati, che ve lo dico a fare) da poter toccare per percepirne le venature, la consistenza, l'interno e tutto quello che vi passa per la testa. E sì, ho tenuto in mano un cervello, un fegato, un piede e un femore. E no, non mi ha fatto impressione, anzi, non potete capire quanto sia bello e affascinante il corpo umano, quanto sia infinitamente fragile ma allo stesso tempo infinitamente forte. E complicato. E bellissimo. È stata un'esperienza coinvolgente che consiglio a chi riesce a guardare questo tipo di esposizioni con un occhio scientifico e curioso.
Poi vabbè, nell'aria giochi  c'è una sorta di scala sospesa dove giocavano tranquillamente dei bambini e quella forse, per alcune mamme, è molto più spaventosa del Bodies Revealed.


 Proseguiamo la strada verso Liberty State Park, tappa quasi obbligatoria per ammirare lo skylane di Manhattan.



Quello che più ci colpisce, appena arrivati, è l'Empty Sky, dove abbiamo la prima, agghiacciante presa allo stomaco al ricordo degli attentati dell'11 Settembre.
Su questi due lucidi muri sono incisi i nomi delle vittime del New Jersey e incanalano la vista sul cielo dove prima svettavano le torri gemelle. Quel vuoto, adesso, ha un peso atroce. Possiamo solo immaginare di trovarle sempre lì e  riconoscere  e toccare con mano la ferocia e la devastazione di quel giorno guardando i  pezzi dei piloni d'acciaio del World Trade Center piegati e deformati come se fossero creta.




Riesco a fare poche foto, essenziali. Nei giorni seguenti lo abbiamo visitato di notte, dove i nomi delle vittime e i nostri passi sono stati illuminati dal basso per guidarci verso un cielo ormai sgombro.

La visita prosegue verso una delle più vecchie stazioni del New Jersey  dove venivano smistati via terra gli immigrati che sbarcavano a Ellis Island. La stazione è ristrutturata ma basta volgere lo sguardo sui binari per capire che non viene usata più da molto tempo.





 Anche qui si può solo immaginare con quanta speranza intraprendevano il loro viaggio e il loro inserimento negli Stati Uniti d'America.


Ellis Island la visiteremo più avanti ed è uno dei luoghi che mi ha affascinato di più, soprattutto di questi tempi, dove la parola immigrato è spesso usata in modo inappropriato.
E vi posso assicurare che, dopo una visita del genere, molte persone potrebbero rivedere alcune ferme convinzioni al riguardo.

(continua...)



16 commenti:

  1. Nuuu mi stavo appassionando!Ero lì...
    Aspetto la seconda parte e la terza e ...

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. Simoooo!!mannaggiatte'!..ho cliccato 3 volte la scritta "continua"..

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  4. Simoooo!!mannaggiatte'!..ho cliccato 3 volte la scritta "continua"..

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  5. Ho pensato le stesse identiche cose quando ho visitato ellis Island !!! Daii Simooo continuaaa

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  6. .... Attendo con curiosità il resto del tuo viaggio... 😙😙😙

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  7. .... Attendo con curiosità il resto del tuo viaggio... 😙😙😙

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  8. ma quanto bisogna aspettà? Svelta, pelandrona!
    Cesj

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. scusa avevo sbagliato! e se venissi a casa tua così non aspetto i tempi per la trasmissione della seconda puntata?

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  11. Bella bella questa prima puntata! Non vedo l'ora di leggere il seguito :)

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  12. Simonaaaa! ecco perché non scrivevi.... non c'eri!! (furba io, eh?)aspetto le altre parti del racconto....
    bentornata!!
    :*

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  13. ecco, io non sarei riuscita a vedere quella mostra. mi ha fatto "senso" già vedere i corpi in foto tempo fa su internet.
    anch'io aspetto il seguito del racconto. le mie scappate in america si sono fermate alla parte sud. nel nord non ci sono mai stata e sono curiosa.
    marta

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  14. Grazie Simo , sto viaggiando insieme a voi!

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Nel frattempo, visto il periodo, vuoi una tazza di thè?

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